Belluno, prosciolto il sindacalista Da Rugna

Era finito sotto inchiesta con un operaio per istigazione a delinquere dopo le frasi di fuoco contro Cisl e Uil durante un'assemblea
Alessandro Da Rugna della Fiom
Alessandro Da Rugna della Fiom
BELLUNO. Meno di 7 mesi fa i rapporti tra Cgil e Uil provinciali s'incrinarono a tal punto da toccare i minimi storici. Tra il segretario della Uilm, Paolo Da Lan, e il suo collega della Fiom, Alessandro Da Rugna, iniziò una battaglia a colpi di lettere aperte, dichiarazioni sui giornali ed annunci di querele. A dividerli una frase attribuita a Da Rugna durante un'assemblea alla De Rigo di Sedico: "A quelli di Cisl e Uil sarebbe da spezzare le gambe". Quello che non si sa è che per Da Rugna, che ha sempre negato di aver detto quella frase, e un operaio, presente all'assemblea, la vicenda ha avuto pesanti risvolti giudiziari. Perché pesante, se non pesantissima, era l'accusa che la procura di Belluno, di propria iniziativa, ha contestato al noto sindacalista e all'operaio che, durante l'assemblea, alle presunte parole di Da Rugna, avrebbe replicato applaudendo e rincarando: "Se non le spezzate voi, lo faremo noi". Istigazione a delinquere, è stata la risposta della procura: un reato (l'articolo 414 del codice penale) per il quale, ipoteticamente, si rischia una condanna fino a 5 anni di reclusione. La vicenda, rimasta sottotraccia e coperta dal riserbo più stretto, forse anche per non riaccendere gli animi delle due sigle sindacali, è arrivata ad un punto di svolta: in udienza preliminare, il gup, Aldo Giancotti, ha prosciolto i due imputati con sentenza di "non luogo a procedere". Per saperne il motivo, bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza. Il legale di Da Rugna e dell'operaio, l'avvocato Luciano Perco, deve aver messo sul piatto della discussione in aula, in un'udienza rigorosamente a porte chiuse, quelle 35 firme di operai, presenti all'assemblea, che, dopo lo scoppio della polemica, sottoscrissero un documento di sostegno a Da Rugna, nel quale negavano di aver mai sentito l'esponente sindacale della Fiom-Cgil pronunciare quelle parole. Un documento che si contrapponeva alle dichiarazione di altri 5 operai che, invece, quella frase dissero a Da Lan di averla sentita. Ad innescare, lo scorso ottobre, l'inchiesta giudiziaria fu il segretario provinciale della Uilm, Paolo Da Lan, che in una lettera aperta sulla stampa locale accusava il collega della Fiom di aver usato toni violentissimi all'assemblea della De Rigo di Sedico. All'epoca tra le tre sigle sindacali, a livello nazionale, i rapporti erano tesissimi. E in territorio bellunese, il giallo della presunta frase pronunciata all'assemblea della De Rigo contribuì ad accendere ancor più gli animi. «All'incontro io non c'ero - disse Da Lan ai quotidiani - ma alcuni lavoratori mi hanno riferito il fatto, e io l'ho verificato». Il segretario della Uilm riportò il fatto alla struttura nazionale. Da Lan parlò di frasi che «accendono l'odio» e accusò la Fiom di essere una «dirigenza che ha dimenticato il proprio ruolo. Sono preoccupato per le prossime assemblee in alcune aziende: se il clima è questo, serve che tutti i lavoratori lo condannino prima ancora che lo faccia chi lo sta fomentando». La replica di Da Rugna non si fece attendere. Il segretario della Fiom negò ogni addebito e si disse «esterrefatto dalle dichiarazioni di Da Lan, che non era nemmeno presente all'assemblea. Credo che la mia indole pacifica sia nota dopo una militanza ventennale nella Fiom e nella Cgil. Non vorrei strumentalizzazioni del contesto delicato che si sta attraversando oggi nel paese. Credo che Da Lan cerchi solo visibilità». Da Rugna annunciò di rispondere all'"attacco mediatico della Uilm" con una denuncia per diffamazione. Ma nel frattempo, lui ed un operaio venivano indagati per istigazione a delinquere. La battaglia continua? O la cortina di silenzio calata sulla vicenda è indice di una tregua?

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