Assenti servizi pubblici e privati: ecco perché la provincia di Belluno si sta spopolando

Asili, scuole e banda larga sono meno presenti rispetto alla pianura, ma a mancare sono anche negozi, farmacie, librerie, edicole e banche. La rarefazione degli esercizi commerciali è la causa e l’effetto dello stesso fenomeno

Diego Cason
Foto simbolo bambini al nido asilo
Foto simbolo bambini al nido asilo

 

Valutare la rete di servizi pubblici e privati provinciali é sempre complicato e laborioso. La ragione per farlo invece è semplice: è uno dei basilari elementi che stabilizza la residenza in un luogo.

Il Veneto nel 2023 offriva circa 34 posti nei nidi per l’infanzia ogni 100 residenti tra 0 e 2 anni di età. La regione si colloca all’ottavo posto tra le regioni italiane per copertura del servizio. Un dato superiore alla media nazionale (30%), ma di poco inferiore all’obiettivo l’obiettivo europeo di 33 posti per 100 bambini. In graduatoria la prima regione è l’Umbria con il 44%, l’ultima è la Campania con il 12%. La provincia di Belluno è ultima in Veneto per l’offerta di servizi per la prima infanzia ed è l’unica a non superare la media nazionale. Secondo i dati del 2022, infatti, a fronte di 3.583 residenti da 0 a 2 anni, il territorio offriva 44 servizi attivi, con 990 posti (28%) in servizi educativi, pubblici e privati per la prima infanzia, presenti in 22 comuni su 63. Tra i comuni dotati di questo servizio 12 sono in quota (il 19%) e hanno il 30% dei posti autorizzati. Il 65% dei comuni bellunesi non offriva questo servizio. A Verona solo il 17% dei comuni non offriva il servizio, a Vicenza (provincia parzialmente montana) il 26%, a Treviso l’8%, a Venezia il 16%, a Padova il 6%, a Rovigo il 26%. L’assenza di questo servizio penalizza le donne, le madri e le famiglie con figli.

In Veneto, nel 2019, il 97% delle famiglie è raggiunto dalla banda larga su rete fissa, le famiglie raggiunte dalla banda larga (da 30 a 99 Mbps) erano il 59% contro una media italiana del 68,5%. Le connessioni ultraveloci (+100 Mbps al secondo) raggiungevano il 26% dei comuni contro una media nazionale del 36,8%. La regione è in ritardo nelle connessioni veloci e ultraveloci: a Vicenza i due tipi di connessioni non raggiungono il 24% e il 54% dei comuni, a Verona il 18% e il 46%, a Treviso il 23% e il 46% a Venezia il 12% e il 21%, a Padova il 31% e il 47%, a Rovigo il 36% e il 66%, a Belluno il 59% e il 75%. I servizi digitali faticano a raggiungere le aree montane periferiche che sono i territori che ne avrebbero l’urgente necessità.

Dei 40.160 edifici scolastici presenti in Italia nel 2018, 34.531 (l’86%) risultano raggiungibili con mezzi di trasporto pubblico (urbano, interurbano, ferroviario) o con il servizio di trasporto scolastico. Una percentuale che in Veneto è più elevata, la percentuale di scuole raggiungibili arriva al 94,5% (3.268 scuole su un totale 3.460 istituti). In questo caso solo il 3,7% delle scuole bellunesi non è raggiungibile con i mezzi pubblici. In Veneto gli indici più elevati sono a Padova (9,3%) e a Venezia (8,6%).

La differenza che conta è, però, la distribuzione delle scuole nel territorio: in provincia di Belluno le scuole per l’infanzia per chilometro quadrato sono 2,7 contro le 11 della media regionale, le primarie sono 2,5 contro 9,3, le secondarie di primo grado sono 1,3 contro 4,1 e quelle secondarie di secondo grado sono 1 contro 4,2.

I servizi pubblici non sono gratuiti e rispondono in gran parte alla logica economica dell’equilibrio di bilancio. Spesso, soprattutto in provincia di Belluno, le istituzioni che erogano servizi relativi a diritti (come la sanità e l’istruzione) non sono in equilibrio, poiché non godono delle economie di scala, che un elevato numero di utenti consumatori garantisce. Per fare un solo esempio, i servizi sanitari dell’Ulss 1 Dolomiti nel 2023 hanno avuto un deficit di circa 13 milioni di euro.

Ma nelle comunità non servono solo servizi pubblici, ma anche quelli privati; se consideriamo gli esercizi commerciali che vendono alimentari al dettaglio (escludendo supermercati), scopriamo che in provincia di Belluno nel 2023 erano 6 per comune, mentre la media veneta era di 11 e in provincia di Venezia erano 29 per comune. Le farmacie bellunesi erano 1,1 per comune, contro una media regionale di 2,1; in provincia di Venezia erano 5,1 per comune. Le edicole e cartolerie erano una per comune nel bellunese, contro una media di 2,8 in regione; a Venezia erano 7,3 per comune. Le librerie bellunesi per comune erano 0,4 contro la media regionale di 0,8; a Venezia erano 2,5 per comune. I negozi che vendono computer e loro periferiche nel Bellunese erano 0,3 per comune, contro la media regionale dello 0,8; a Venezia erano 1,5. La rarefazione degli esercizi commerciali vale per ogni specializzazione e i dati medi non rendono giustizia del fatto che in alcuni comuni, esercizi dei tipi descritti non ci sono per nulla e, spesso nemmeno nei comuni limitrofi. Ci vuol poco a comprendere le difficoltà che questa situazione crea ai residenti. Nemmeno in ambito bancario arrivano buone notizie: la provincia di Belluno ha il numero di comuni senza uno sportello bancario più elevato in Veneto e sta al 78° posto nella graduatoria nazionale su 107 province.

Per quanto riguarda i servizi privati è evidente che il ridursi della popolazione residente è contemporaneamente la causa e l’effetto del fenomeno, in una perversa spinta alla reciproca desertificazione. —

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