In aumento disagi relazionali e ansia, a Belluno supporto psicologico per 67 persone

Nel 2024 sono stati venti i minori seguiti dall’Ulss. Otto i casi di violenza e maltrattamenti domestici

Paola Dall'Anese
A Belluno supporto psicologico per 67 persone
A Belluno supporto psicologico per 67 persone

I bellunesi – piccoli, giovani e adulti – si riscoprono sempre più fragili, sempre più soli, sempre più incapaci di comunicare, di esprimere i propri sentimenti e perciò sempre più bisognosi di un supporto psicologico. Ma anche di strutture adeguate, soprattutto per i minori, in grado di fare superare i momenti di criticità.

Cresce in provincia il disagio a tutti i livelli e a tutte le età, anche se a preoccupare di più sono i minori. La maggior parte delle difficoltà sono legate – a distanza di quasi cinque anni – ancora al Covid. I numeri dell’emergenza arrivano da alcuni progetti portati avanti dall’azienda sanitaria dolomitica, tra questi “Benessere psicologico” che nel 2024 ha messo a terra diversi interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione per un ammontare complessivo di quasi 40 mila euro.

I numeri

Sono 67 i soggetti che hanno beneficiato di un supporto psicologico per un totale di 302 prestazioni: 26 sono maschi e 41 femmine; 40 hanno un’età tra i 26 e i 60 anni, mentre 20 (cioè un terzo) sono minori e ben 15 hanno tra i 10 e i 13 anni.

L’aiuto maggiore ha riguardato soggetti – una quarantina – con problemi relazionali correlati al Covid (si va dal disagio alla conflittualità familiare). 15 bellunesi hanno chiesto un supporto per superare problemi di stress e ansia, sempre derivanti dal periodo Covid. Come legati alla pandemia sono anche i problemi scolastici o l’incapacità di superare lutti e perdite.

Per otto persone l’intervento psicologico è servito a superare episodi di violenza assistita, cioè maltrattamenti di vario genere (psicologico, economico, fisico) perpetrati all’interno della famiglia. Per supportare i 67 bellunesi presi in carico dai servizi dell’Ulss 1 Dolomiti (tra loro una decina di pazienti oncologici), sono state attivate le équipe multidisciplinari con all’interno vari specialisti per comprendere ad ampio spettro le problematiche.

Affidi e comunità educative residenziali

A evidenziare come la famiglia sia in crisi c’è l’aumento di minori che, per difficoltà di rapporto con i genitori o per patologie neuropsichiatriche, vengono dati in affido extrafamiliare temporaneo – h24 o solo per alcune ore a settimana – o affidati a comunità residenziali. Vista la carenza di questi servizi in provincia, spesso queste strutture sono ubicate fuori provincia o addirittura fuori regione.

I costi per questi servizi sono molto elevati, soprattutto per Ulss e Comuni. Spesso si tratta di ragazzi allontanati da casa per alcuni anni per aiutarli psicologicamente, ma anche per permettere ai servizi di lavorare anche sui genitori.

Consultori familiari

Intensificata anche l’attività dei consultori familiari, servizi sempre a supporto delle famiglie. L’Ulss ha eseguito un migliaio di interventi a supporto della genitorialità.

L’esperto

«Purtroppo questi disagi sono in aumento anche in considerazione di una società in cui conta soltanto l’immagine vincente, dove le sconfitte non sono ammesse, pena l’esclusione dal gruppo all’interno del quale gli adolescenti si riconoscono e definiscono la loro identità», precisa Giovanni Maccagnan, psicologo e psicoterapeuta.

«I problemi di comunicazione tra giovani e tra figli e genitori derivano da un sistema in cui tutto avviene in velocità, dove a mancare è sempre il tempo: il tempo per metabolizzare le situazioni, il tempo per ascoltare, per dire le cose. Trovare qualcuno che ascolti l’altro è sempre più un evento raro. Anche le famiglie, dal canto loro, sono finite in questo vortice trovandosi senza gli strumenti per gestirlo».

E allora cosa fare? «Serve recuperare la nostra natura umana, fatta di istinto, di materialità e non di virtualità, ma anche di sconfitte e vittorie. Serve recuperare il tempo per ascoltarsi e ascoltare, serve riscoprire l’empatia, l’immedesimazione nell’altro necessaria per creare relazioni che siano vere».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi