Belluno, referendum bocciato: "Non presenteremo ricorso"

I capigruppo scelgono di non impugnare la sentenza
Il «Palazzaccio» che ospita la Corte di Cassazione
Il «Palazzaccio» che ospita la Corte di Cassazione
BELLUNO. La sentenza della Cassazione non verrà impugnata. La conferenza dei capigruppo del consiglio provinciale ha deciso all'unanimità di non tentare nuove strade. Viene dunque abbandonata la speranza di ottenere l'indizione del referendum per il distacco della provincia dal Veneto e l'annessione al Trentino Alto Adige. La decisione della conferenza dei capigruppo, come spiegano gli stessi consiglieri provinciali, si basa su vari fattori: le scarsissime prospettive di riuscire a ribaltare una sentenza della Suprema Corte e la nota redatta da Sandro De Nardi, il costituzionalista che ha supportato l'iter in tutti questi mesi. De Nardi ha spiegato ai capigruppo di Palazzo Piloni che non sono perseguibili nè il ricorso alla Corte Costituzionale per un eventuale conflitto di attribuzioni, nè avrebbe senso il ricorso al giudice amministrativo e tanto meno la revocazione per errore di fatto (cioè l'errore da parte del giudice nel valutare la realtà processuale). L'avventura del referendum provinciale per il distacco dal Veneto e l'aggregazione al Trentino Alto Adige era iniziata un paio d'anni fa dall'iniziativa di un gruppo di giovani che, nel tempo, ha raccolto sempre più adesioni e circa 18 mila firme a sostegno di un'iniziativa che si basava sulle opportunità offerte dall'art. 132 della Costituzione, quelle sfruttate anche dai Comuni referendari. La procedura sembrava ineccepibile, perché l'art. 132 contempla non solo i referendum comunali, ma anche quelli provinciali. L'ente di Palazzo Piloni infatti ha raccolto la sfida, deliberando (era l'11 gennaio di quest'anno) l'avvio dell'iter per l'indizione del referendum e l'oggetto del quesito, depositato pochi giorni dopo. I sogni di autonomia però si sono raffreddati all'inizio di marzo, quando l'ufficio centrale per il referendum ha inviato un'ordinanza interlocutoria con la quale metteva le mani avanti e a fine marzo è arrivata la sentenza definitiva, con la quale è stato dichiarato illegittimo il referendum. Le motivazioni hanno scatenato proteste perché, in sostanza, la Cassazione ha detto che la Regione Trentino Alto Adige non si può modificare nel suo assetto istituzionale (la presenza di due, e solo due, Province autonome a statuto speciale) e quindi ai bellunesi viene negato un diritto che invece tutti gli altri hanno. Per quanto possa apparire ingiusto, tuttavia, sembra che non si possa far nulla contro i grandi privilegi, blindati a livello internazionale, di cui godono i nostri vicini. Resta dispiaciuto anche il presidente del consiglio provinciale Stefano Ghezze, che aveva l'incarico di seguire l'iter: «Rispettiamo le sentenze e quindi anche questo pronunciamento della Cassazione. Abbiamo valutato se opporci ma pare che non ci siano gli elementi. Dispiace che sia finita in questo modo, soprattutto perché i bellunesi vengono privati di un diritto fondamentale, quello all'autodeterminazione».

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