Belluno sarà una città laboratorio. Manzato: "Meno peso fiscale sulle aziende forestali"

L’intervento a favore delle imprese che lavorano nel settore boschivo potrebbe essere approvato dal governo entro l’anno

BELLUNO. Non ha dubbi il sottosegretario alle Politiche agricole, forestali e del turismo, Franco Manzato: «È Belluno la capitale della riforestazione del Paese. La città-laboratorio per riscoprire un patrimonio che, probabilmente, non è stato valorizzato a sufficienza» ammette. .

Ma da dove, incominciamo, Manzato? Lei ha ascoltato le relazioni: la gran parte delle imprese forestali oggi impiegate, dall’altopiano di Asiago al Comelico, sono straniere.

«È evidente che dobbiamo incominciare dalla ricreazione della filiera del legno. Lo spazio c’è, le opportunità ci sono e al Comunale abbiamo visto tanti giovani che hanno ascoltato attenti. Noi pensiamo che in questo settore si possano attivare numerosi posti di lavoro. E con il lavoro, specie se sarà in quota, contrasteremo anche lo spopolamento delle terre alte».

Sogni nel cassetto, verrebbe da dire. Il Governo come intende muoversi per ricostituire il tessuto aziendale perso?

«Ancora in settembre e, quindi già due mesi prima della Tempesta Vaia, avevo sottoposto al Governo una serie di misure per la montagna, tra le quali la defiscalizzazione delle imprese forestali, da quelle che vanno a tagliare i boschi a quelle che lavorano il legno, quindi le segherie. Avevamo ben presente, infatti, che il settore si stava sfilacciando e via questo tipo di aziende, chi rimaneva a lavorare la montagna? Nessuno. Quindi abbiamo immaginato nuove opportunità di lavoro proprio per trattenere i nostri giovani in quota, nei paesi in precarietà a seguito di un progressivo spopolamento».

Ma un giovane come può impegnarsi in un’impresa del genere, sapendo che per oltre metà anno, se va bene, deve lavorare solo per il fisco?

«Abbiamo proposto una defiscalizzazione almeno del 10%. Io stesso l’ho proposta al Governo, ancora a fine estate. È una percentuale pesante, ma dopo quanto è accaduto immagino che il Governo confermi la sua sensibilità che all’epoca mi aveva dimostrato».

Lei ha sentito che siamo già in ritardo. Le imprese dovrebbero essere pronte per la prossima primavera. I tempi sono stretti.

«Lei capisce che defiscalizzare un settore come questo, ancorché sia una nicchia, e in tempi così problematici, non è operazione semplice, ma confermo il mio impegno per approvare l’intervento fiscale entro il 2019».

Parliamo, se permette, ancora di soldi. Per il momento sono in arrivo, per la bonifica dei boschi, solo 40 milioni di euro in Veneto. «Intanto sono 40 milioni. Il Governo ha stanziato 525 milioni per le conseguenze della Tempesta Vaia e sono risorse orientate soprattutto a quella che lei chiama la bonifica forestale. Ma ci siamo impegnati, come Governo, a consolidare questo capitolo di spesa».

Attenzione, solo per le piste forestali, e solo in Veneto, servono 150 milioni.

«Ci siamo, ci siamo. Al momento della realizzazione dei lavori le risorse non mancheranno».

Belluno, dunque, è la capitale della riforestazione. Così lei ha fatto intendere. Vuole spiegare il suo programma?

«Oggi (ieri, ndr) a Belluno abbiamo iniziato un percorso per tutelare e valorizzare foreste e filiere forestali del Nord Est. La tempesta Vaia ha distrutto più di 42mila ettari di bosco e altri 40mila se ne contano a terra divisi in piccoli gruppi. Abbiamo deciso di dare vita a un “laboratorio” per definire obiettivi strategici per le foreste italiane».

Il suo ministero è partito dalla conoscenza del territorio, con il Rapporto presentato. La tempesta è stata davvero disastrosa.

«Partiamo intanto dall’annotazione che il nostro Paese ha un patrimonio di 12 milioni di ettari, vale a dire il 40% dell’intero territorio, che dobbiamo proteggere».

Quindi dobbiamo mettere insieme la protezione di quanto è rimasto in piedi e il recupero dei 42 mila ettari “atterrati”.

«Appunto. Ecco perché immaginiamo una nuova politica forestale e tante aziende, attrezzate di tutto punto – come quelle straniere all’opera nei boschi, perfino sotto la neve – che, magari, danno lavoro ai giovani, invertendo sul trend di desertificazione delle terre alte». —


 

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