Belluno: scintille al convegno sui giovani
Tanti i temi affrontati, dal lavoro che non si trova al futuro incerto

I giovani presenti, sotto una parte dei relatori del convegno
BELLUNO.
Giovani senza bandiere e spinte politiche, semplicemente con il desiderio di capire quale futuro può esserci per loro in provincia di Belluno e con la voglia di continuare a vivere in montagna. Questo lo spirito che ha portato alla tavola rotonda di ieri al Centro Giovanni XXIII.
Promotrice Claudia Soppelsa, ragazza di 17 anni di Rocca Pietore che, con una trentina di giovani provenienti da Feltrino, Alpago, Bellunese e Agordino, ha voluto incontrare rappresentanti del mondo politico, imprenditoriale e associazionistico locale.
Sul palco dei relatori i due consiglieri regionali Dario Bond e Sergio Reolon, Daniela Templari, presidente dell'Union Ladins da Fodom, il presidente del Gruppo giovani imprenditori Jury De Col, il sociologo Diego Cason e Mario Bertolissi, professore di diritto costituzionale all'Università di Padova.
Tanti le questioni emerse durante la discussione. E non sono mancati i momenti di scontro. A cominciare dalla tematica legata a una politica che, secondo i più giovani, non fa squadra per tutelare il territorio e far sì che le risorse arrivino in provincia. «Perché non ci si mette d'accordo su progetti comuni», dice un ragazzo di Feltre, «e perché i giovani bellunesi devono portarsi un "sacco pieno di sassi" sulle spalle, più dei giovani delle altre province venete?».
«Il problema è generale», ha evidenziato Bertolissi, «dei giovani non se ne occupa nessuno, non è solo colpa della politica, ma di un modo di pensare diffuso in Italia, che ragiona credendo di poter continuare a sperperare senza considerare cosa lascerà in eredità alle generazioni successive».
E la preoccupazione principale delle nuove generazioni deriva dalla percezione che, se fino a qualche anno fa la paura del futuro era legata all'incertezza, ora non c'è più nemmeno un futuro.
«Tanti i ragazzi e le ragazze che vorrebbero stare qui e costruirsi una famiglia», sottolinea un giovane presente in sala, «ma non è possibile. Per rimanere in provincia ci vuole anche un tetto sotto a cui stare». «A Livinallongo», precisa la Templari, «ci sono stati anni in cui non solo era problematico trovare lavoro, ma anche trovare casa. Se manca questa non si può evitare lo spopolamento».
Spopolamento che per la provincia di Belluno è purtroppo una realtà. Così come la difficoltà di trovare lavoro e un bilancio delle imprese attive che non cresce da 20 anni. E se, a questo proposito, De Col afferma che nei giovani «manca spesso la volontà di fare sacrifici, sognare, mettersi in gioco in prima persona», i ragazzi presenti all'incontro hanno risposto che la voglia invece c'è, ma che è molto difficile sognare quando si arriva a prendere 4mila euro all'anno facendo magari 3-4 lavori. «Le nuove generazioni potrebbero essere definite quelle dei "surfers"», afferma Cason, «per un attimo hanno un lavoro e un attimo dopo sono senza».
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