Belluno si candida a “città amica” dei malati di demenza
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Prevedere una sedia negli esercizi commerciali per far accomodare gli anziani in difficoltà, istituire una cassa nei supermercati dedicata a chi è avanti con gli anni, ma anche rendere più chiare e leggibili le scritte negli scaffali per agevolare gli acquisti per gli over 65 anche affetti da patologie tipo la demenza.
Sono queste alcune delle iniziative che Belluno si appresta ad adottare diventando “Città amica della persona con demenza”. Il documento sarà sottoscritto ufficialmente venerdì nel corso della seconda edizione del “Festival del buon invecchiamento”, organizzato da Sersa in questo week end.
«Il Comune di Belluno», spiega Paolo Santesso, amministratore unico di Sersa, «ha deciso di avviare il percorso per entrare nella rete mondiale delle città che si definiscono “amiche” delle persone con demenza. Un’iniziativa che arriva direttamente dall’Organizzazione mondiale della sanità e che sta attecchendo in Italia. A capo di questa rete ci sono attualmente l’associazione Alzheimer Uniti Italia,, Macerata, Abbiategrasso, Trieste, Conegliano, Treviso e ora anche Belluno.
Attualmente non c’è un elenco di azioni da fare, ma soltanto delle finalità su cui impegnarsi per sensibilizzare la popolazione su questa malattia che conta in provincia 5 mila pazienti e 600 nuovi casi ogni anno. Una malattia che colpisce soprattutto le persone dai 65 anni in su, ma che non risparmia, in alcuni casi, anche quelle più giovani. Per questo è necessario intervenire al più presto con opere di sensibilizzazione.
Sersa ha già incontrato non solo l’amministrazione comunale, ma anche le istituzioni pubbliche, l’Usl, la Provincia e la Curia, che hanno dato la loro disponibilità ad aderire a questo percorso per agevolare le persone affette da demenza e Alzheimer. Ma anche le associazioni di volontariato, le forze dell’ordine, l’Ascom e anche Confindustria. «E tutti hanno dimostrato grande sensibilità sul problema».
Venerdì ci sarà la sottoscrizione ufficiale di questo documento che dà il via a un iter che dovrà concretizzarsi in azioni semplici, ma costanti da porre in essere per aiutare chi è in difficoltà cognitiva. «Dobbiamo superare quello stigma che accompagna queste persone, cercando di agevolare la loro integrazione nel tessuto sociale insieme con i loro familiari. Con patologie come questa, infatti, a risentirne è tutta la famiglia che ruota attorno al paziente, famiglia che non va lasciata sola ad affrontare il problema. Qui in Sersa abbiamo 10 posti per degenze da 60 a 90 giorni. L’obiettivo è dare un po’ di respiro ai familiari di questi anziani con decadimento cognitivo e per prepararli a gestire la malattia», dice Santesso.
«Visto l’aumento di questa malattia servirebbero più letti a disposizione», precisa anche Cristina Balest, referente del progetto Alzheimer di Sersa. —
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