Belluno: teatro comunale affollato per ascoltare Marco Travaglio

Ultima rappresentazione di “Promemoria”, viaggio attraverso i fatti più salienti della storia italiana
BELLUNO.
Una nuova Tangentopoli scuote l’Italia del 2011, le lancette dell’orologio tornano indietro a quel 17 febbraio del 1992, quando con l’arresto di Mario Chiesa si avviò il più grosso scandalo della storia recente del Bel Paese, con arresti, condanne, e migliaia di indagati per aver ricevuto abitualmente mazzette. L’amara constatazione ha concluso lo spettacolo di Marco Travaglio, che venerdì sera ha riempito il teatro comunale per l’ultima rappresentazione di “Promemoria”, un viaggio attraverso i fatti più salienti della storia italiana, che hanno segnato profondamente la politica ma anche la vita del paese.

Organizzato da Scoppio Spettacoli, l’evento ha richiamato al Comunale circa 500 persone, che per tre ore hanno ascoltato il giornalista descrivere il crollo della Prima Repubblica, la nascita della Seconda, «dalle stragi di mafia», l’ascesa di Silvio Berlusconi e l’attuale crisi che vede il Premier sotto i riflettori della giustizia, con un’opposizione «inesistente, perchè il Partito Democratico è troppo impegnato a cambiare segretario ogni mese». Senza dimenticare la mafia, filo rosso (come il sangue versato di Falcone e Borsellino) che lega tutta l’analisi.

Tre ore che hanno permesso di ripercorrere gli ultimi vent’anni di storia patria, a partire proprio da Tangentopoli, che scoperchiò una pentola a pressione esplosiva, fatta di mazzette, di appalti truccati, di tesori accumulati negli anni da personaggi come Duilio Poggiolini, «uno che offriva lingotti d’oro al posto dei Ferrero Rocher ai suoi ospiti», che vennero sequestrati nell’incredulità popolare di allora. Se Tangentopoli ha segnato una svolta nella vita politica del paese, sembra che a distanza di 19 anni nulla sia cambiato.

E’ Travaglio stesso a suggerirlo, citando lo scandalo che l’anno scorso investì il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e la famosa cricca di Anemone e soci, da cui è stato tutto un crescendo, fino alla situazione attuale, che rischia di esplodere, se non lo ha già fatto, da un momento all’altro. Ma è il popolo italiano a essere diverso, e lo dice chiaro il giornalista del Fatto Quotidiano: «Nel 1992 la gente si indignò, oggi non la fa più, perchè vent’anni di messaggi a reti unificate dell’unico proprietario delle televisioni in Italia ci hanno fatto credere che sia questo il modo giusto di agire».

Lo spettacolo è stato diviso in blocchi, sottolineati dagli intermezzi musicali del duo C-Project. Dopo Tangentopoli e le stragi di mafia che danno inizio alla Seconda Repubblica Travaglio ha raccontato l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi, partendo da quando all’università conobbe Marcello Dell’Utri, arrivando ai primi anni di attività, quando il Cavaliere costruisce il suo impero economico e mediatico. Il racconto sviscera, dati (ma soprattutto condanne) alla mano, i rapporti che Berlusconi ebbe con ambienti poco chiari dell’Italia degli anni ’70 e ’80, a cominciare proprio da quel Marcello Dell’Utri che fu condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, per arrivare a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, pluricondannato per mafia e traffico di eroina.

Televisioni, il calcio con l’acquisto del Milan, la politica: la maggior parte dello spettacolo si concentra sull’attuale presidente del Consiglio, che fa e disfa alleanze, dice tutto e il contrario di tutto (memorabile l’elenco delle sue gaffes e dei suoi giudizi sui magistrati, su Umberto Bossi e su chiunque minasse anche solo per un momento la sua leadership), crea leggi ad personam salvo poi dichiarare: «Non è vero, me ne sono fatte solo tre». Il pubblico in sala ride, ma sono risate amare, perchè Travaglio è bravissimo a presentare con ironia la situazione, ma forse, come dice a fine spettacolo un spettatore: «Temo non ci sia proprio molto da ridere».

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