Belluno. Un Natale da incubo per il commercio

La gente ha paura e non spende: i negozianti del centro puntano tutto sui saldi che scatteranno tra dieci giorni

BELLUNO Maglioni e camicie sono ancora per la maggior parte belli impilati sui banconi. Le taglie quasi tutte disponibili.

Il mondo del tessile ha poco da festeggiare a Natale ormai passato: i bellunesi quest'anno hanno indirizzato altrove i loro acquisti, chi ha potuto permetterseli, e di scarpe, abiti e cappotti se ne sono venduti ben pochi. La speranza è tutta riposta nei saldi, che scatteranno tra meno di 10 giorni (il 5 gennaio). Colpa della crisi, ma anche del «terrorismo psicologico», come lo definiscono alcuni negozianti del centro storico, messo in atto dai mass media nazionali, e di una città che si è mostrata ben poco accogliente, spoglia come non mai. Pochi i turisti, causa neve. Senza contare che «tutti abbiamo gli armadi pieni di vestiti, e se non ci sono soldi non se ne comprano di nuovi», spiega la responsabile di Xetra Cristina Prest. A tenere i portafogli ben chiusi, però, secondo la maggior parte dei commercianti, è stata la paura: «La gente non spende perchè non sa quello che la aspetta in futuro», continua la Prest. «Certo c'è anche chi ha difficoltà economiche, specie qui da noi, con persone che hanno perso il lavoro o che sono in cassa integrazione. Tutti stanno molto più attenti a dove spendono i loro soldi». Le cause sono diverse, il risultato, però, uno: il calo delle vendite che ha messo in grave difficoltà tutto il settore tessile. Non se la passano meglio da Valacchi, che negli anni scorsi lavorava bene anche con i turisti: «Quest'anno sono stati veramente pochi», afferma Liana De Col.

«I bellunesi invece aspettano tutti l'inizio dei saldi, sono passate diverse persone a chiedere quando iniziano».

Sarà la prova del nove per molte attività, che contano di svuotare gli scaffali scontando la merce. Da Benetton hanno però la consapevolezza che non sarà così facile: «Sono finiti gli anni in cui la gente comprava quattro, anche cinque maglie scontate. Oggi se va bene ne acquistano una», dicono dal punto vendita di via Roma. «Ci sono meno soldi, la gente ha paura di spendere e sta molto più attenta agli acquisti che fa. E poi con un centro così spoglio, senza una luce o l'albero addobbato, cosa possiamo pretendere? Vanno tutti nei centri commerciali».

Che le luci le hanno messe. E' stato un anno difficile anche per Maja Dress e Blue dress: «Anche noi abbiamo vissuto le problematiche legate al calo dei consumi», spiega Alvise Bertolini, «ma sono anche convinto che questa città abbia grandi potenzialità. Quando ci saranno i primi spiragli di luce la qualità, tratto distintivo di tutte le attività del nostro centro storico, ci aiuterà a risollevarci». Gli unici settori dove la crisi si è fatta sentire meno sono quelli dell'intimo e degli accessori: «Sciarpe, cinture, prodotti più economici sono stati venduti bene», commenta il presidente di Federmoda Vittorio Zampieri. «Con i saldi che iniziano il 5 gennaio è normale che la gente aspetti ad acquistare il capo sfizioso o costoso».

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