Belluno:una condanna per la morte del ginecologo Soppelsa

Un anno al medico del pronto soccorso Paolo Favi, assoluzione per il radiologo Monari
Il medico Sebastiano Caio Soppelsa
Il medico Sebastiano Caio Soppelsa
BELLUNO. Una condanna e un'assoluzione per la morte del ginecologo Sebastiano Caio Soppelsa. Un anno al medico del pronto soccorso Paolo Favi, 56 anni; assolto il radiologo Gaetano Monari 51 anni. Favi è stato condannato per l'omicidio colposo (esclusa la cooperazione) e al pagamento di una provvisionale di 75mila euro ai figli Gianluca e Andrea, 30mila all'altro figlio Diego e 50mila euro alla sorella Silvana. La sentenza del giudice Coniglio dopo un'ora e mezza di camera di consiglio. Tensione palpabile tra familiari e parti offese: si sente male l'ex moglie di Soppelsa, non trattiene le lacrime la moglie di Favi. Non se la sente di commentare Monari: «Ho sofferto 4 anni», dice all'uscita. In silenzio Favi. «Penso sia una sentenza che fa onore al 99% dei medici che lavorano in modo coscenzioso», il commento di Gianluca Soppelsa, parte offesa, «c'è tanta buona medicina e non superficiale». Una discussione, quella di ieri, lunga un giorno, per un processo complesso, che ruotava attorno alla morte del dottor Soppelsa. Agli imputati si contestava una sorta di superficialità nel trattare l'aneurisma dell'aorta. Il pm De Bortoli ha chiesto due condanne: un anno e 4 mesi per Favi e un anno per Monari. E ha ritenuto provate le accuse: la negligenza presunta dei medici in base alle perizie. Si sapeva, infatti, che Soppelsa aveva un aneurisma addominale (lui stesso l'aveva detto in pronto soccorso). Una sintomatologia accusata già alle 2 di notte (Soppelsa va in ospedale alle 5). Per l'accusa c'era già un quadro informativo esaustivo. Poi l'ecografia evidenziò l'aneurisma dell'aorta addominale, ancora senza emorragia. Perchè non fare subito la Tac? Per il pm questa operazione avrebbe concesso il tempo di operare non in emergenza. Per l'accusa il paziente andava inviato subito in sala operatoria; se non vi fosse stata l'equipe attrezzata, avrebbero dovuto trasferirlo in una sede idonea (Treviso). Tutto poteva accadere nel giro di un'ora e Soppelsa (forse) sarebbe sopravvissuto. «Per i periti si tratta di un errore medico gravissimo», ha detto il pm. La rottura dell'aneurisma viene documentata verso le 8.40, con la Tac: 15 cm di lunghezza, 8 di diametro. Secondo il pm, dunque, Favi non avrebbe intrapreso iniziative per un intervento chirurgico tempestivo. Monari, invece, avrebbe contribuito a far sì che il collega tenesse la condotta negligente, eseguendo un'eco incompleta. Quanto alla Tac, sarebbe stata procrastinata e questo avrebbe ritardato tutto. E poi perchè le versioni dei due imputati non coincidono? «Come fa Favi a dire che l'eco è negativa alle 5.04, se Monari arriva alle 5.20? Perchè non ha foto allegate?». Senza contare che Favi «alle 5.30 dice ai familiari di Soppelsa che potrebbe trattarsi di un calcolo renale». Resta da chiedersi se, sopravvissuto all'eventuale operazione, Soppelsa non fosse morto a causa di una fistola (sempre all'aorta) che, a detta degli esperti, sarebbe risultata mortale anche in caso di esito positivo dell'intervento. Richiesta di condanna anche dalle parti civili: i figli Gianluca e Silvano (assistiti dall'avvocato Paolo Perera) e Andrea e Diego (avvocato Cason). Richieste per 150mila euro di risarcimento. «Le ricostruzioni vanno fatte con metodo», ha esordito l'avvocato Antonio Prade (difensore di Monari), invitando a rispettare orari e date. «Vogliamo ipotizzare che si fosse fatta la Tac e che Soppelsa fosse stato operato? Prima delle 7 del mattino non si poteva avere il risultato della Tac (per via delle macchine che dovevano scaldarsi ndr). E dove lo portiamo per l'intervento? A Treviso non si poteva andare, perchè non avevano posto, così a Padova. E l'elicottero non poteva volare. Si va in ambulanza?», chiede Prade. «Per qualche perito tutto questo significava ammazzare comunque Soppelsa, visto lo stato in cui era». Non esiste atteggiamento antidoveroso di Monari, secondo la difesa: «E' dimostrato che all'ora in cui è stata effettuata l'ecografia, una Tac avrebbe dato lo stesso esito, perchè l'emorragia inizia verso le 7.30/7.40, non alle 6.45. Per avere successo, un intervento chirurgico sarebbe dovuto iniziare alle 7.30, quindi per andare a Padova bisognava partire alle 5». Stesse argomentazioni per l'avvocato De Vecchi (difensore di Favi): «E' ovvio che Soppelsa aveva un aneurisma e che qualche ora prima avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere. Anche per i periti la Tac a quell'ora non avrebbe dimostrato nulla e per la calibrazione ci voleva mezzora. Senza contare che senza diagnosi non si può spedire un malato in un altro ospedale». Il giudice ha condannato. Ora si profila l'appello.

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