Belluno, una task force per scoprire cosa ha provocato l'esplosione in stazione
BELLUNO
Una task force per indagare sull’incidente vicino alla stazione ferroviaria di Belluno dove sono rimasti gravemente ustionati i tre operai Bruno Buono Da Silva, Natalino Paschetto e Valentino Martina.
Ieri mattina c’è stata la riunione operativa tra «il pubblico ministero, la squadra mobile, la polizia ferroviaria, i Vigili del fuoco e lo Spisal per decidere in che modo muoversi nelle indagini, ognuno secondo le proprie competenze», precisa il procuratore capo, Paolo Luca, che aggiunge: «Ho chiesto che tutti lavorino congiuntamente coordinandosi tra loro. Lo scopo è ricostruire la catena di comando e le responsabilità, i rapporti tra la ditta appaltatrice Segeco di Mestre e la subappaltrice Secoma, il rapporto con Rfi che è il committente e i rapporti di lavoro».
Si sa che Paschetto e Da Silva sono dipendenti della Segeco, mentre Martina della Secoma. Ad oggi ancora non ci sono indagati, quindi si ipotizza l’apertura di un fascicolo contro ignoti per lesioni gravi in seguito a infortunio sul lavoro.
Le indagini dovranno ricostruire la dinamica dell’incidente. Si dovrà verificare se la macchina da dove è scaturita la fiammata, chiamata caricatore e che solleva i binari e li taglia, era in regola.
Ieri, da ulteriori accertamenti eseguiti sul luogo dell’infortunio, è scaturita tra le ipotesi quella per cui l’esplosione possa essere stata innescata da una bombola di ossigeno, con una reazione seguita a contatto con quel poco di gasolio rimasto dentro il motore dell’escavatore. A scoppiare sarebbe stato il serbatoio. Si ipotizza che gli operai possano aver utilizzato in maniera inadeguata la bombola dell’ossigeno, l’unica presente sul luogo dello scoppio, mentre quella di acetilene era distante, sistemata insieme alle altre nel deposito delle bombole. Per far funzionare la fiamma ossidrica per effettuare le saldature servono entrambe, per cui gli inquirenti stanno cercando di capire cosa sia successo.
La procura parla, infatti, di «impiego di ossigeno, per ragioni che non sono note e che avrebbe provocato la detonazione con la fiammata».
Sotto sequestro si trovano, intanto, tutta l’area dell’incidente e tutti i macchinari presenti all’interno. Alcuni di questi sono stati portati in un luogo coperto per evitare gli attacchi degli agenti atmosferici. «Dovremo vedere per cosa è stato usato l’ossigeno, se il macchinario di proprietà della Segeco interessato dallo scoppio era funzionante, se era in regola, se era stato eventualmente modificato. Tutto rimarrà sotto sequestro finché sarà necessario. Quando si avrà il quadro delle responsabilità sarà disposta una perizia», conclude Luca.
Intanto dovrà essere accertato chi è il responsabile del cantiere, se c’era una suddivisione dei compiti, se i lavoratori erano stati formati sulle norme per la sicurezza e sull’utilizzo dei macchinari e degli agenti chimici. Si dovrà capire da quando era partito il rapporto di lavoro.
«Stiamo lavorando a 360 gradi, tutte le ipotesi sono da verificare», dice il pubblico ministero che segue l’indagine, Marco Faion. Tra le ipotesi si pensa anche ad un malfunzionamento del macchinario. Dalla prima ricostruzione, nel cantiere c’erano otto operai, di cui tre sono appunto i feriti e uno di loro stava lavorando sul caricatore «vecchio» interessato dallo scoppio. Altri due operavano su un caricatore «nuovo» e gli ultimi tre erano vicino alla stazione. «Dobbiamo capire se gli operai avevano una fiamma in mano, comunque l’acetilene non c’era. Segni esteriori ce ne sono molti e non sarà difficile ricostruire come è andata», precisa Faion.
Il committente dei lavori, Rfi fa sapere, tramite una nota, che «gli operai stavano lavorando al di fuori della zona dei binari, in un’area assegnata all’impresa appaltatrice. Nell’ambito della stazione di Belluno si sta lavorando alla realizzazione il nuovo Piano Regolatore Generale dell’armamento (cioè i binari)». Ma la società assicura che «il sequestro dell’area non dovrebbe comportare ritardi significativi sull’esecuzione dei lavori. Al momento Rfi sta valutando alcune ipotesi per la ripresa delle lavorazioni, nella massima sicurezza, compatibilmente con l’indagine in corso. I lavori, sino al giorno dell’incidente, procedevano in linea con il cronoprogramma, che prevede l’ultimazione entro fine dicembre. L’interruzione Belluno - Ponte nelle Alpi prosegue come da programma, mentre il blocco della circolazione tra Belluno-Sedico lunedì è durata il tempo strettamente necessario all’intervento dei mezzi di soccorso». —
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