Belluno. Un’equipe medica a processo per una benda in pancia

Tre chirurghi ed altrettanti infermieri finiscono davanti al giudice per una garza dimenticata dopo un’operazione
LIVORNO 20021211 ORIZZONTALE Colori UN'INTERVENTO IN SALA OPERATORIA (pentafoto/PENTAFOTO)
LIVORNO 20021211 ORIZZONTALE Colori UN'INTERVENTO IN SALA OPERATORIA (pentafoto/PENTAFOTO)

BELLUNO

Un’intera equipe medica del “San Martino” di Belluno, composta da tre chirurghi ed altrettanti infermieri, sarà processata per una benda dimenticata in pancia ad una paziente di Ponte nelle Alpi, dopo un intervento chirurgico. L’accusa, formalizzata dal pubblico ministero Massimo De Bortoli, è di lesioni colpose per aver provocato ad una trentenne una malattia superiore ai venti giorni. Per gli imputati è arrivato il decreto di citazione a giudizio e la prima udienza è stata fissata per il 31 gennaio prossimo.

Alla sbarra sono finiti l'ex primario del reparto di ostetricia e ginecologia del "San Martino", Angelo Berardi, 69 anni di Treviso (difeso dall’avvocato Antonio Prade), i chirurghi Bruno Borin, 59 anni di di Legnago (avvocato Guido Beghini), ed Anna Travaglini, 51 anni di Belluno (avvocato Paolo Perera), gli infermieri stumentisti Roberta Fratta, 40 anni di Sedico (avvocato Annamaria Granatelli), e Adriana Masoch Facchin, 44 anni di Pieve d’Alpago (avvocato Sandro De Vecchi), ed, infine, l’infermiere di sala Luciano Buzzatti, 42 anni di Belluno (avvocato Ferruccio Rovelli).

La vicenda, stavolta, risale al 21 gennaio 2008 quando la trentenne di Ponte nelle Alpi (parte offesa con l’avvocato Giorgio Morales) si sottopose ad un delicato intervento chirurgico. L'operazione riuscì, in apparenza, perfettamente. Un intervento impeccabile dal punto di vista prettamente chirurgico. Il punto è che, qualche giorno più tardi, la donna iniziò a sentirsi male. In particolare, la giovane donna lamentava dei forti dolori all'addome per l’insorgenza di “una reazione aderenziale tra le anse intestinali” tanto da costringerla a rientrare in ospedale per capire cosa le procurasse quello stato di profondo malessere. La verità venne fuori dalle radiografie che evidenziarono la presenza di un “corpo estraneo”, che le occludeva la zona intestinale.

A quel punto i sanitari del “San Martino” decisero di sottoporre la paziente ad nuovo intervento chirurgico per rimuovere il corpo estraneo, rivelatosi appunto una garza.

A quel punto la direzione medica dell’Usl1, com’è prassi, segnalò il caso alla procura della Repubblica di Belluno. L'indagine, avviata dal pubblico ministero Massimo De Bortoli, ha rilevato la colpa “consistita nell’omettere di rimuovere, all’esito di un intervento chirurgico, una garza all’addome della paziente”.

I sei sanitari finiti sotto inchiesta facevano parte dell'equipe medica coinvolta nel primo intervento chirurgico. Ora bisognerà stabilire chi effettivamente aveva il compito di contare le bende da estrarre dopo l’intervento chirurgico.

Stando a quanto s’è appreso, la paziente pontalpina non sarebbe stata risarcita dalle compagnie assicurative dell’Usl1. Per questo motivo, evidentemente, si arriva a processo, non essendo stata ritirata la querela. Per un caso simile, una paziente agordina che visse per cinque mesi con una benda in pancia, è stata risarcita nel giugno 2010 con un assegno da 70.000 euro. Il processo si concluse con sentenza di non doversi procedere nei confronti dei due imputati, sempre l’ex primario di ginecologia ed un’infermiera, per remissione di querela da parte della paziente.

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