Belluno virtuosa crescono export e Pil
LONGARONE. Non ci sono dubbi: Belluno è la provincia più virtuosa del Veneto. Lo ammette il presidente della Banca Popolare di Vicenza, Giovanni Zonin.
E l’assemblea degli imprenditori di Confindustria, radunati alla fiera di Longarone, applaude con orgoglioso fragore. Gian Domenico Cappellaro, il loro presidente, si rinfranca e sbotta: «Se lo Stato tira una riga col pennarello, per non darci un soldo, c’incazziamo veramente».
Luca Zaia, il governatore, sorride dalla prima fila, perché anche lui ha raccolto il profondo consenso dell’imprenditoria dolomitica quando ha annunciato la chiusura di ben 17 delle 23 società partecipate dalla Regione. Siamo in tempi di spending review e gli industriali non sopportano gli sprechi, sono reduci, soprattutto quassù in montagna, da pesanti sacrifici.
Zonin per primo gliene dà atto. E merito. L’incremento del Pil in provincia di Belluno è cresciuto, negli anni della crisi, del 4%, l’export addirittura del 10%. L’occhialeria è di nuovo in fase espansiva, la meccanica pure. È per questo che in un territorio di tanta e tale prospettiva, la Bpvi arriva ad investire 1600 euro ogni mille di raccolta. «Qui come altrove abbiamo aiutato centinaia di aziende ad evitare la chiusura e di questo siamo orgogliosi come lo siamo di aver evitato tanti suicidi», sottolinea Zonin. Con questi presupposti è evidente che Capellaro tira un bilancio positivo dei suoi tre anni, seppur denunciando ancora una volta la disparità con Trento e Bolzano.
E a questo riguardo Luca Antonini, costituzionalista, esemplifica con un raffronto che fa infuriare la platea: un milione di euro a disposizione di Belluno per la promozione turistica, 57 da parte di Trento.
In queste condizioni, Belluno ed il Veneto non hanno più latte da farsi mungere. Lo confermano i relatori, chiamati da Cappellaro, ma anche i numerosi sindaci, a partire da Padrin e Massaro, in abito da cerimonia (mentre Franceschi si presenta, sorridente, in bleu jeans). Omaggiata con calore la presidente della Provincia, Larese Filon ("ha esperienza, non ci deluderà" rassicura Cappellaro).
Non manca un’autorità istituzionale, ci sono anche i sindacalisti della triplice (e lo stesso Cappellaro rivendica i buoni rapporti, “di amicizia anche personale” con tutti, cigiellini compresi).
Forte ed evidente il segnale che scatta da Longarone per il Governo. Lo riassume Zaia: «Noi abbiamo già dato, dice. Se ci lasciassero i 21 miliardi di tassazione che lo Stato raccoglie in Veneto, oggi non registreremmo situazioni come quelle del Comelico con la montagna che frana».
Ciononostante il Veneto sfida se stesso con un supplemento di virtuosità. «Sfronderemo l'80 per cento delle società regionali che servono solo a pagare gli stipendi agli amministratori. Le venderemo. Avremmo voluto farlo prima, a cominciare dal Golf in Cansiglio. Ma c’è sempre qualcuno che si oppone».
Zonin e Bini Smaghi, altro ospite dell’assemblea, hanno comunque ragione a manifestare un pizzico di ottimismo per la ripresa? Il governatore risponde di sì. «Lo si riscontra dalle esportazioni e da come sta andando il Pil. Diciamo che siamo una delle poche regioni che ha avuto un movimento positivo del prodotto interno lordo. E il merito va indubbiamente anche al Bellunese, alle sue industrie. Citiamo sempre la Luxottica, la Safilo, la Marcolin, ma per fortuna ce ne sono altre che carburano bene. Certo, adesso ci aspettiamo investimenti ed un abbattimento delle tasse che sia reale e non come quello previsto dalla legge di stabilità», insiste Zaia, che torna all’attacco del governo. Gli imprenditori sono un po’ più cauti, non vogliono rinunciare alla speranza che hanno affidato a Renzi.
«È un ragazzo giovane che mostra coraggio – lo definisce Cappellaro -, ma adesso deve concretizzare».
Il filo conduttore della riflessione confindustriale è quello delle frontiere. L’Europa lo è? E la Bce? Zonin fa spallucce. «Se aiutare le aziende è un peccato continuiamo a peccare» risponde a chi gli chiede in merito all'effetto dello stress test della Bce sul suo istituto. «Noi siamo quelli di sempre. Noi abbiamo sempre seguito le indicazioni della Banca d'Italia. Adesso la vigilanza è cambiata ed è cambiata forse anche la mentalità, dove seguire troppo le aziende per accompagnarle nei momenti difficili anzichè un'avventura forse è diventato un peccato. Se è così, noi continuiamo a peccare».
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