Bici sulle Tre cime: Auronzo dice sì, Bolzano no
AURONZO. Tre Cime sì, Tre Cime no. Nel mezzo il movimento sempre più numeroso dei cicloturisti che, almeno sul versante altoatesino del parco naturale, anche quest’estate non potranno utilizzare l’amata bicicletta. Tutto secondo copione, come accade dal 1999 ad oggi.
I comuni di Dobbiaco, Sesto e San Candido vietano il transito in quota alle mountain bike, accogliendo favorevolmente la proposta dell’ente. Questi i sentieri interessati dal divieto: a Dobbiaco sentiero 101 (Forcella di Lavaredo–Rifugio Locatelli), 102 (Rifugio Locatelli–Valle Rienza–bivio Passo Rondoi) e 105 (Rifugio Locatelli–Malga Lange–Forcella di Mezzo-Rifugio Locatelli–Rifugio Tre Scarperi); a Sesto sentieri 102 e 103 (Rifugio Locatelli–Valle Sassovecchio-Rifugio Fondo Valle), 101 e 103 (Rifugio Locatelli–Rifugio Pian di Gengia–Rifugio Comici–Rifugio Fondo Valle); a San Candido sentieri 10, 11 e 105 (Rifugio Tre Scarperi–Passo Rondoi).
E sul versante bellunese del parco naturale delle Tre Cime cosa accade? L’esatto opposto. Sentieri aperti al transito delle mountain bike, dove non esiste alcun divieto specifico che va oltre la legge regionale di riferimento. «Occorre buonsenso», fanno sapere da Auronzo, il paese delle Tre Cime, che di recente ha sposato il fenomeno del cicloturismo con risultati in termini di presenze ben oltre le più rosee aspettative.
Proprio le Tre Cime rappresentano per gli appassionati della bicicletta l’ideale meta da raggiungere, un simbolo più o meno concreto che richiama alle imprese sportive dal vago sapore epico. Un “particolare” che spiega il sì convinto alle mountain bike sulle Tre Cime, in totale contrapposizione a quanto accade da anni sul versante altoatesino. Va però aggiunto che percorrere l’area sentieristica a ridosso delle Tre Cime non è da tutti, anzi. Da questo punto di vista la scrematura è fisiologica e, forse anche per questo, una linea guida specifica nei confronti dei cicloamatori non esiste. C’è di più: nell’area delle Tre Cime, versante bellunese, non esistono impianti di risalita. Nessuna possibilità, dunque, di adibire i tradizionali impianti al trasporto delle biciclette come invece sta avvenendo da tempo un pò ovunque: chi vuole arrivare a quota 2320 del rifugio Auronzo deve farlo in sella, oltrepassando il casello senza neanche pagare il biglietto.
Eppure il fenomeno in costante ascesa del cicloturismo ha indotto, proprio in questi giorni, amministratori e operatori turistici a prendere di petto la questione. Perché, di fronte a una richiesta crescente sotto il profilo strettamente turistico, non si può fare finta di niente. E allora, il rientro nel centro di Auronzo attraverso il vallone Lavaredo potrebbe diventare presto un’attrattiva d’eccezione a livello internazionale. Si spiega così l’intenzione da parte degli amministratori auronzani di valutare, in tempi celeri, la sistemazione del lungo sentiero che, una volta allargato e messo in sicurezza, potrebbe diventare un tracciato naturale per la pratica del down hill.
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