Bim Gsp, pagheranno i cittadini

La proposta scandalo dei sindaci che scaricano le loro responsabilità e inventano una tassa
Belluno 2004. ll consorzio Bim di via Tiziano Vecellio. - La sede di Bim Gsp dove una lettera dei dipendenti ha scatenato la reazione del cda
Belluno 2004. ll consorzio Bim di via Tiziano Vecellio. - La sede di Bim Gsp dove una lettera dei dipendenti ha scatenato la reazione del cda

di Irene Aliprandi

BELLUNO

Una vergogna, la soluzione più scandalosa possibile e che rischia di scatenare una legittima rivoluzione tra i cittadini. Coprire il buco da oltre 75 milioni di euro di Bim Gsp tassando i cittadini, con somme che variano tra gli 80 e 150 euro ad utenza, è l’illuminata conclusione raggiunta dal comitato dei sindaci, che indegnamente sono stati definiti “i 9 saggi”. In quattro mesi di lavoro Mario Manfreda (Lozzo), Roger De Menech (Ponte), Loredana Barattin (Chies), Alberto Graz (Sappada), Ennio Vigne (Santa Giustina), Oscar Troi (Colle Santa Lucia), Renzo Gavaz (Agordo) e i rappresentanti di Belluno (Tiziana Martire) e Feltre hanno prodotto un documento che sgorga ingiustizia da ogni pagina.

Nessuno tra quanti hanno responsabilità della voragine di Bim Gsp pagherà per i suoi errori: non i componenti del cda della società, tutti sindaci o amministratori comunali, non i sindaci che si sono avvicendati nei 67 Comuni soci in questi otto anni, nè i componenti dell’Ato, sempre gli stessi primi cittadini coadiuvati dal presidente della Provincia, Reolon prima e Bottacin poi, l’unico ad aver rotto un muro di silenzio che durava, appunto, da oltre sette anni.

In questo lungo periodo tutte queste persone hanno inanellato una serie di errori che hanno portato la società gestore del servizio idrico integrato ad avere debiti con tutti: con le imprese appaltatrici (quasi 20 milioni di euro), con i Comuni stessi (quasi 13 milioni) e con le banche che da un pezzo hanno chiuso i rubinetti. Nel complesso oltre 75 milioni di euro, ma occorre usare la parola “circa” per ogni cifra, perché non c’è mai stata trasparenza nella gestione di Bim Gsp.

Assemblee chiuse alla stampa, report annuali che parlavano di attivo di bilancio, mancate relazioni sul reale ammontare dei debiti e infine un gruppo di lavoro che ha tenuto tutto riservato fino a quando non è stato più possibile. «I soci sono i sindaci», è la frase sbattuta in faccia a chi cercava di entrare alle assemblee. Bene, che si paghino i debiti che hanno fatto, allora.

Invece no: quando si passa dalla spartizione delle poltrone e degli investimenti, alla copertura di un buco galattico, i soci diventano i Comuni, cioè i cittadini che, oltre a vedere la bolletta dell’acqua aumentare del 5% ogni anno per oltre dieci anni, fino a quando l’acqua costerà il doppio rispetto ad oggi, dovranno anche versare una somma una tantum di circa 100 euro in media a utenza.

Giusto per aggiungerci una presa per i fondelli, la tassa su Bim Gsp viene definita deposito cauzionale, ma non si sa di cosa. Tra le altre grandi idee nate da chi dovrebbe tutelare l’interesse dei bellunesi ci sono: la separazione dei ruoli tra Ato e gestore, la revisione ulteriore delle tariffe, l’assunzione di un direttore tecnico, un maggior coinvolgimento dei sindaci-soci (servirà molto caffè)e degli utenti, un nuovo assetto societario ancora non definito e il cambio di nome per non compromettere la reputazione del Consorzio Bim, ma noi continueremo a chiamare la società con il nome del padre. Infine, l’ultima pagina del documento si occupa delle careghe: il cda avrà tre membri indicati dalle vallate. A penna è stato aggiunto “tecnici”, ma comunque indicati dai sindaci-soci e quindi ancora nomine politiche. Va detto che le alternative c’erano, a parte affrontare debiti e incapacità molto prima. Si possono portare i bilanci di Bim Gsp in tribunale ad esempio: il fallimento della società verrebbe comunque pagato dai cittadini, ma almeno con un po’ di giustizia.

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