Bim Gsp, Vignato escluso dal cda: «Troppi incompetenti tra i sindaci»

BELLUNO
In sette anni ha risanato una società che aveva accumulato 89 milioni di debiti, ma d’ora in poi il suo contributo non sarà più necessario. Dal primo luglio finisce l’era di Giuseppe Vignato a capo di Bim Gsp, la società che gestisce il servizio idrico integrato in quasi tutta la provincia di Belluno. Dopo aver deciso di sostituire l’amministratore unico con un consiglio di amministrazione a tre, infatti, ieri i sindaci hanno presentato una lista unica dove il nome di Vignato, pur candidato, non compare. A guidare Bim Gsp nel prossimo futuro saranno Attilio Sommavilla, Lara Stefani e Andrea Menin: tre tecnici ma “di area”, cioè uno del centrosinistra (Sommavilla, che sarà presidente) e due del centrodestra. I nomi, annunciati dal sindaco di Belluno Jacopo Massaro che aveva sostenuto Vignato fino all’ultimo, sono frutto di un accordo politico tra i sindaci in un quadro più ampio in cui si discute anche della presidenza del Consorzio Bim e della vicepresidenza della Provincia. Sommavilla, commercialista di grande esperienza nella gestione di bilanci aziendali, è stato assessore al bilancio in Comune di Belluno (come lo stesso Vignato) ottenendo risultati indiscutibili e quindi Bim Gsp rimane in buone mani, ma la scelta dei sindaci è maturata al termine di un anno di tensioni tra i soci e l’amministratore unico, che ora spiega le ragioni di questa distanza.
Vignato, il suo nome non compare nella terna decisa dai sindaci per il nuovo cda. È il momento dell’addio?
«L’esito era chiaro da tempo, dopo due mandati di tre anni ciascuno e un anno di proroga (a compenso zero, ndr), la società va verso un cda a tre. Quello che dovevo fare l’ho fatto».
Il suo curriculum però era tra quelli candidati, avrebbe voluto continuare o si è reso disponibile su pressione di qualche sindaco?
«Era una proposta di continuità, nel caso in cui i sindaci l’avessero considerata utile, per dare ancora una mano. Ma non ce ne sarà bisogno perché sono state scelte tre persone con ottime professionalità che sapranno fare ugualmente bene».
Lei ha preso in mano una società che sembrava spacciata e, fin dai primi mesi, è riuscito a invertire la rotta. Come ci è riuscito?
«Bim Gsp era iscritta all’albo delle società a rischio fallimento del ministero della Giustizia. L’abbiamo risollevata con un’organizzazione manageriale, con personale e quadri qualificati per portare avanti le strategie aziendali. Non portaborse dei politici, per essere chiari. Abbiamo fatto molta formazione del personale, forti investimenti informatici di tipo gestionale, un attento controllo dei costi con un’etica nella gestione degli appalti che non sono andati agli amici degli amici, ma a ditte qualificate. Abbiamo puntato sull’efficientamento energetico che nel lungo periodo fa risparmiare e con i sindaci abbiamo impostato un ragionamento sugli investimenti strategici. Inoltre dal 2013 l’Autority ha dato un grande aiuto con linee guida precise sulla gestione. Questi elementi hanno concorso all’obiettivo dato».
I lavori fatti sono imponenti, ma cosa manca ancora al sistema idrico integrato provinciale?
«Ci sono oltre 500 sorgenti, bisogna continuare a sistemarle e a renderle tutte potabili. Inoltre vanno messi in connessione alcuni acquedotti, affinché l’acqua non manchi mai. Infine, alcune tubature molto vecchie vanno sostituite per evitare sprechi».
Nell’ultimo anno le assemblee dei soci (i sindaci) si sono accese all’improvviso. Nella maggior parte dei casi c’era un’insofferenza personale, ma qualcuno è entrato nel merito, contestandole ad esempio il fatto che la società chiudesse il bilancio in utile.
«Il problema è che i sindaci non hanno competenze professionali per giudicare le linee gestionali. Il Consiglio di bacino decide su 30 milioni di tariffe, dividendole in 22 milioni di spese correnti e 8 di investimenti, ma gli investimenti non si possono dedurre del tutto. Di conseguenza ne emerge un utile sul quale si pagano le tasse. È inevitabile, ma non distribuiamo utili. Certi meccanismi, però, i sindaci non riescono proprio a capirli. Fino al 2011 (quando la società era gestita dai sindaci, ndr) i bilanci venivano falsificati mettendo ricavi che non c’erano in modo che la società apparisse sana. In realtà c’erano 89 milioni di debiti che oggi sono quasi azzerati, dopo aver fatto 57 milioni di investimenti in sette anni. L’altra causa della frattura sta nel fatto che i sindaci, vista la presenza di utili, pensavano che la società dovesse fare altro. Ma non può, con quei soldi vanno fatti investimenti».
L’impressione, tuttavia, è che tra lei e i sindaci ci sia un problema più caratteriale che tecnico.
«Io non ho rotto, sono loro che hanno invaso il campo tecnico. La politica ha dimostrato più volte che passa ai tecnici quando non riesce a risolvere i problemi. I tecnici bravi però mettono in ombra i politici incompetenti, che a fine emergenza rispediscono a casa i tecnici. Sarà sempre così fino a quando i politici non diventeranno anche competenti. All’inizio del mio mandato i sindaci stavano molto lontani da Bim Gsp. Sapevano di avere il fiato sul collo della Corte dei Conti e non solo, poi quando il buco si è risolto hanno iniziato a invadere il campo tecnico, dimostrando di non sapere nulla di gestione aziendale».
Il buco di Bim Gsp fu causato proprio dai sindaci che gestivano prima di lei. Non se ne ricordano più o il punto è che molti di loro sono cambiati?
«Di sicuro hanno una memoria cortissima. Il politico vuole essere sempre in prima pagina, ma quando non è competente, e nove volte su dieci non lo è, come nel caso dei nostri sindaci, scatta l’invidia. E siccome hanno il potere della politica, possono far fuori chi li oscura. Io ho accumulato quarant’anni da dirigente, lavorando anche con persone come Del Vecchio, con i quali o porti risultati o non la scampi. È un modus operandi sconosciuto a questi sindaci. A me non cambia nulla, ho una pensione da dirigente, altre attività e sono molto impegnato».
Tra i sindaci c’è anche chi l’ha sostenuta fino alla fine. Se le chiedessero ancora aiuto, si rimetterebbe a disposizione?
«Vedremo, di solito se vengono è per una rogna, ma a me le sfide piacciono. Inoltre il nuovo presidente è uomo e professionista di personalità tale da poter affrontare ogni eventuale difficoltà. Io non lascio nulla in sospeso, né problemi aperti». —
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