Bimba respira a fatica, l’auto dei genitori la guida un poliziotto
«La nostra bambina fa fatica a respirare, aiutateci». E la Polstrada alla quale si sono rivolti i genitori lungo la strada Statale 50 in territorio di Arsiè, in apprensione per la figlia che non si sentiva bene, si è sostituita all’ambulanza che nell’immediato non era disponibile ad arrivare in tempi sufficientemente rapidi.
In caso di urgenza, un agente ha guidato la macchina della coppia, perché mamma e papà si trovavano in stato di agitazione e non erano nelle condizioni di rimettersi al volante della loro Jeep. Davanti si è messa l’auto di servizio con il collega che ha fatto da apripista, correndo di filata all’ospedale di Feltre.
È stato un intervento provvidenziale quello degli agenti, che si sono trovati al posto giusto al momento giusto, cioè il primo pomeriggio di lunedì scorso, alle 14.30 circa, in sosta operativa all’imbocco della galleria di San Vito, lato Arsiè. Sul lato opposto della carreggiata era parcheggiata la Jeep di una famiglia di Cismon del Grappa e la pattuglia è stata raggiunta dal papà che ha bussato al finestrino per chiedere aiuto perché la figlioletta di nove anni aveva problemi respiratori e i soccorsi del 118 non potevano arrivare.
Ambulanze disponibili in quel momento non ce n’erano, come ha riferito anche la sala operativa della polizia agli agenti, che avevano fatto da tramite. I genitori erano molto preoccupati ed essendo in stato di grave agitazione, non sarebbero stati in grado di riprendere la marcia autonomamente. Ed è qui che è entrata in scena la Polstrada, a sirene spiegate, come scorta d’eccezione per permettere alla famigliola di correre al pronto soccorso in tutta sicurezza.
L’agente che si è messo al volante della Jeep si è incollato alla Bmw del collega, accodandosi nel tragitto dalla galleria di Arsiè al Santa Maria del Prato di Feltre. Una quindicina di chilometri percorsi con il cuore in gola da mamma e papà vicentini, che stavano viaggiando con la figlioletta a bordo.
Da parte sua, l’Usl fa sapere che le successive chiamate al numero di cellulare fornito e con la centrale operativa 113 non consentivano di entrare in contatto con i richiedenti soccorso, né con la pattuglia per poter attivare altre forme di intervento. Tantomeno, permettevano di appurare la localizzazione e l’effettiva gravità dell’intervento stesso. Nel frattempo, la famiglia è arrivata all’ospedale e la bambina portata in Pediatria per le cure del caso, venendo dimessa nelle ore successive in completo benessere. La direzione dell’Usl ha comunque disposto un audit per ricostruire dettagliatamente la dinamica dei fatti. —
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