«Bisogna costituire il consiglio di bacino»
BELLUNO. Primo passo: costituire il consiglio di bacino. Solo al suo interno si potrà avviare una discussione che porti ad una decisione. Altrimenti la materia rifiuti rimarrà ingarbugliata, com'è adesso. Con i sindaci divisi e poco propensi a scendere a compromessi, da una parte e dall'altra. «È all'interno del consiglio di bacino che dovranno essere prese le decisioni. I sindaci possono confrontarsi, per carità, ma le discussioni si fermano lì», spiega l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin.
Per arrivare a una decisione, anche attraverso il voto se non ci sarà accordo fra tutti i sindaci, servirà il consiglio di bacino. Organismo che avrà fondamentalmente tre compiti: programmare, determinare la tariffa, procedere all'affidamento del servizio. Ed è su questi ultimi due aspetti che, è inutile nasconderlo, i sindaci si scontreranno. Perché dal Feltrino alle Dolomiti ci sono una decina di gestori, che raccolgono i rifiuti secondo modalità diverse. Si va dal porta a porta spinto (modello Ponte nelle Alpi e Sedico) a sistemi misti, con porta a porta di alcune tipologie di rifiuto, fino alla raccolta tutta stradale, come quella che sarà fatta a Limana e Trichiana da maggio.
La legge non prevede che all'interno di un ambito territoriale ci debba essere un unico gestore, ma è anche vero, e lo conferma il consigliere provinciale delegato all'ambiente Stefano Deon, che «il consiglio di bacino dovrà fare alcune valutazioni in merito».
Dieci gestioni sono molte, forse troppe, e una razionalizzazione sarebbe opportuna, lascia intendere Deon. Nella sola Valbelluna ci sono tre gestori diversi (Valpe a Sedico, Bellunum a Limana e Trichiana, l'Unione montana a Mel, Lentiai e Sospirolo). Anche il Cadore è molto frammentato sotto questo punto di vista. Ed è molto probabile che quando si comincerà a parlare di gestioni e sistemi di raccolta la discussione si farà accesa.
Lo stesso accadrà quando si parlerà della tariffa, perché non sarà semplice stabilire quanto far pagare ai cittadini considerando la particolarità di una provincia che si estende da Livinallongo ad Alano di Piave. E il destino di Dolomiti ambiente? Anche su questo i sindaci sono divisi. Le matasse da sbrigliare, insomma, sono molte. «Ma l'unico strumento all'interno del quale risolverle è il consiglio di bacino», conclude Bottacin. Affinché si costituisca servono le delibere di consiglio di tutti i Comuni della provincia e ad oggi Sospirolo non ha ancora approvato la convenzione. Nè lo farà. A breve sarà nominato un commissario, che approverà l'atto. A quel punto Massaro potrà convocare l'assemblea dei sindaci e costituire il consiglio di bacino. E la discussione sul futuro dei rifiuti in provincia vivrà la sua fase cruciale. (a.f.)
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