Blitz riuscito: è sfida Padrin - Manfreda
Cadore e Agordino si coalizzano e propongono il sindaco di Lozzo contro «il nome imposto da Feltre e da Belluno»
BELLUNO. Alla fine sarà sfida vera. Uno contro l’altro. È riuscito il blitz del Cadore, che si è coalizzato con l’Agordino e con parte del Feltrino e propone il suo candidato per la presidenza della Provincia: Mario Manfreda. Il sindaco di Lozzo se la vedrà, il 10 settembre, con Roberto Padrin, sindaco di Longarone. Ad appoggiare Manfreda c’è anche Serenella Bogana, che per diversi giorni è stata la sfidante numero 1 di Padrin. Si è ritirata dalla corsa giovedì scorso, quando ha capito che sul suo nome non ci sarebbe mai stata la convergenza di tutti i comuni e dei loro rappresentanti.
La sera stessa in Cadore si è svolto un incontro fra gli amministratori per il Treno delle Dolomiti. Al termine della riunione i presenti si sono fermati a discutere il futuro della Provincia. E a preparare il famoso blitz a quello che sembrava essere il candidato unitario, Roberto Padrin. Renzo Bortolot ha proposto il nome di Manfreda, che ha dato la sua disponibilità. Sabato lo stesso Manfreda, però, invitata i colleghi a «fare un ultimo sforzo per trovare un candidato unitario», diceva di non aver firmato nulla e che non ci fossero firme a sostegno della sua candidatura.
Alla fine ne sono arrivate 113. Raccolte, sostengono Serenella Bogana e Leandro Grones, i due sindaci che le hanno depositate ieri in Provincia, «in una notte e una mattinata». Ne servivano 109 per potersi presentare come candidato. Padrin ne ha raccolte 133, a presentarle ieri mattina sono stati Jacopo Massaro e Ivan Minella.
Dunque sono due i candidati in corsa, e al di là dell’aspetto puramente elettorale (che non vedrà la partecipazione dei cittadini) quello che è successo nelle ultime ore fa emergere un dato: la profonda spaccatura esistente in una provincia che ha sempre fatto del campanile la sua fede. Le terre alte, ma anche parte del Feltrino, hanno rivendicato un ruolo e protestato per un nome che è sembrato «imposto da Feltre e Belluno», dice Grones. E anche per le dichiarazioni di Massaro, che aveva definito scorretto il comportamento dei colleghi, che hanno deciso all’ultimo momento, «e senza avvertire nessuno, tantomeno chi aveva dato la sua disponibilità a candidarsi», della volontà di lanciare nella corsa Mario Manfreda. La Valbelluna controbatte ricordando che la possibilità di mettere un proprio candidato c’era, per il Cadore, ma non è mai emerso nelle assemblee che sono state fatte.
E questa frattura avrà delle ripercussioni. Entro fine anno si vuole rinnovare anche il consiglio, e sarà arduo far valere ancora quell’accordo che era stato fatto tre anni fa. Si può mettere in archivio l’idea del listone, dove si sarebbe cercato di rappresentare adeguatamente territorio e politica. È molto probabile che i due “schieramenti” si affrontino con due liste contrapposte.
Per non dire della maggioranza attuale. Oggi ci sarà la consueta riunione del martedì. In consiglio c’è chi ha appoggiato Manfreda (Bogana e Svaluto Ferro, ma il sindaco di Lozzo gode dell’appoggio anche di Giovanni Piccoli) e chi vede in Padrin il candidato migliore per guidare la Provincia.
Una cosa è certa, ormai. «È saltato tutto», chiude, laconico, Leandro Grones. Equilibri, equilibrismi, accordi e promesse. Il 10 settembre si andrà al vedo. In attesa di rinnovare anche il consiglio.
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