Bloccate le scale mobili di Lambioi

Una decina di persone non vedenti cerca di salire con i cani, il personale della Bellunum ferma le rampe: ore di protesta
Di Francesca Valente

BELLUNO. Protesta al guinzaglio per una accessibilità davvero per tutti. Dopo l'indignazione sui media e via web, ieri mattina è scattata la mobilitazione contro il doppio cartello di divieto ai cani guida per non vedenti di usare le scale mobili di Lambioi. Proprio mentre la ministra per le riforme Boschi sta facendo il giro del mercato di Belluno al fianco della candidata per il Pd Alessandra Moretti, un nutrito gruppo di non vedenti provenienti un po' da tutta Italia si dà appuntamento alle dieci e mezza nel parcheggio di Lambioi, una dozzina accompagnati dal proprio cane.

Nessuna bandiera o associazione alle spalle, solo semplici cittadini come tutti, ma con qualche difficoltà in più da affrontare nella vita quotidiana e ancora tante battaglie da combattere per rivendicare non soltanto diritti, ma anche l'applicazione delle leggi. L'intento, tutto pacifico, era quello di far vedere che gli animali sono perfettamente in grado di prendere le scale mobili in tutta sicurezza, oltre che rivendicare la libertà di movimento e il rispetto della dignità delle persone con disabilità.

Superato l'ostacolo della porta girevole, i dimostranti vengono bloccati al varco dal tecnico della Bellunum srl, la società che gestisce le scale per conto del Comune, che li intima di non salire perché «gli animali non possono usare le scale». Apriti cielo. I primi entrati si scagliano subito contro il giovane, reo soltanto di aver impugnato il regolamento di accesso, accusandolo di «discriminazione» e «razzismo».

Un'agguerritissima Marzia Valfa, membro del consiglio direttivo dell'Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) di Treviso e pedagogista impegnata in vari progetti di inclusione, distribuisce ai passanti i volantini della campagna informativa “Io entro ovunque per legge”, sbraitando contro un divieto «fascista e discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità, ma anche di donne incinte, con il passeggino, anziani e bambini».

All'ingresso si forma un ingorgo di confusione e indecisione, superato da qualche già inviperito e da qualcun altro più solidale alla causa. Ma basta che il primo cane guida imbocchi la prima rampa per far subito bloccare l'ascensione delle scale.

«Facciamole a piedi!» sollecita senza paura la feltrina Simona Zanella, attivo difensore dei diritti dei ciechi. A cascata, vengono fermate alternativamente tutte le rampe mobili. Nel ruolo di mediatori, ma non di interpreti della legge, arrivano i poliziotti, contestati perché «incapaci di far rispettare la legge nazionale e di far ripartire le scale», criticano a più riprese Massimo Vettoretti, presidente Uici Treviso, e Nicola Stilla, presidente Uici della Lombardia.

Nel frattempo l'ingorgo aumenta, dopotutto c'è il mercato, e partono le prime contestazioni agli stessi manifestanti, anche in toni piuttosto accesi. Nemmeno il giovane commissario capo Nicolò Toresini riesce a placare la tensione, pur dicendo fuor di microfono che vorrebbe «far ripartire le scale». Alle 11.45, quando le azioni dimostrative sono ormai cessate e tutto è lasciato alla rabbia e allo sconforto, il capo di gabinetto Luca Fodarella spiega che «soltanto la Procura può verificare la legalità del provvedimento comunale». Allora i manifestanti annunciano: «Presenteremo un esposto alla Procura e faremo una segnalazione alla Magistratura». Il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, contestato e più volte invocato, non si è fatto vivo.

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