Boati in Fadalto, parla l'esperto: «Analogie con l'Aquila»

Giampaolo Giuliani fu l'unico a prevedere il sisma dell'Abruzzo
Una visione della vallata con i piloni dell’autostrada
Una visione della vallata con i piloni dell’autostrada
FADALTO.
Analogie tra i boati in Fadalto e quanto accaduto a L'Aquila nel 2009 purtroppo ci sono eccome. Sentirlo dire da Giampaolo Giuliani, ricercatore sismologo aquilano, fa rabbrividire. Se non altro perchè fu lui ad aver previsto il terremoto in Abruzzo e a ricevere un avviso di garanzia per procurato allarme. Ieri il rumore dell'«orco», così è stato battezzato lo strano suono di questi ultimi mesi, è stato avvertito da alcuni anche sul Nevegal, anche se le apparecchiature non hanno rilevato alcuna anomalia. C'è da chiedersi se stia davvero succedendo qualcosa o se stia dilagando la psicosi.

Cosa pensa dei boati che da ottobre la popolazione avverte in Fadalto?

«Non conosco il vostro territorio», dice l'esperto, «ma il fenomeno è molto simile a quello che si verifica in una parte del nostro. La popolazione sente solo boati circoscritti nella zona della valle Aterno, che non sono seguiti dal tremore classico».

La rete di rilevamento sismico non sempre registra eventi di piccola intensità, perchè?

«Può accadere perchè non sempre i macchinari sono tutti accesi, oppure perchè le scosse sono molto, molto lievi. Le microscosse strumentali difficilmente sono avvertibili dalla popolazione, ciò significa che l'onda sismica, una volta salita in superficie, si è già attenuata. Potrebbe essere questo che accade anche in Fadalto».

Possono le microscosse essere l'indicatore di un sisma più grande?

«Può essere. In questo particolare momento dobbiamo seguire il percorso della faglia principale quella Balcanica che attraverso le Alpi entra in Italia e scende verso l'Appennino. Nonostante gli scienziati italiani dicano che la situazione è nella norma, secondo i nostri dati, l'attività è sismogenetica con piccoli rilasci di energia che possono portare anche a forti terremoti. L'altro ieri si è verificato un sisma del 4º grado tra Bosnia e Croazia. L'energia prodotta dalla faglia principale va a scaricarsi lungo quelle più piccole».

Come si può prevedere l'arrivo di un forte terremoto?

«E' preceduto da una serie di microscosse (e di boati, ndr) che aumentano di intensità e di frequenza. Quando la curva di innalzamento dell'energia ha un picco verso l'alto in tempi molto brevi (ad esempio L'Aquila passò dai 2.4 fino al 4.2 della scala Richter in 4 mesi), allora l'evento è prevedibile. Prima del sisma più importante da noi, in 36 giorni abbiamo avuto 270 scosse, l'80% delle quali avvertite dalla popolazione nel raggio di 25 km. Nei 12 anni precedenti al 2009, gli abitantiavevano percepito solo un 3.2».

Come si misura il grado massimo dell'evento sismico e qual è il suo raggio d'azione?

«Dipende dalla lunghezza delle faglie, si può arrivare anche all'ottavo della scala Richter se la faglia supera i 100 chilometri, se invece la faglia è come la nostra, intorno ai 25 km, non si supera il 6º-7º grado. Nel nostro caso il sisma è stato del 6.3 e a 100 km di distanza si è percepito come 3.5. Fino a 50 km di raggio, le cittadine possono avere danno».

I terremoti hanno un andamento ciclico?

«Dopo un silenzio sismico di dieci anni, può svilupparsi in quel territorio un nuovo terremoto fino all'intensità massima prevista per quella zona. Anche se in questo momento la situazione è pressocchè tranquilla, ma non è detto che lo sia nei prossimi 30/60 giorni».

Cosa consiglia alla popolazione?

«Di stare in guardia. Nel momento in cui si muovono le suppellettili dentro casa, bisogna uscire all'esterno ed aspettare che la situazione si calmi. E possibilmente tenere vicino alla porta un kit di sicurezza: una coperta, una bottiglia d'acqua e un cuscino».

Quali sono le abitazioni più sicure?

«Quelle costruite in cemento armato, a meno che non abbiano più di 25 anni e siano alte 3 o 4 piani. Ferro e cemento armato in oltre vent'anni subiscono un degrado che non garantisce la sicurezza. La speranza è che le amministrazioni si organizzino e non attendano che il forte evento si verifichi».

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