Bogana parte all’attacco «Padrin faccia chiarezza»

La presidente di Palazzo Piloni contro il sindaco di Longarone e chi lo appoggia Un plauso al personale che garantisce servizi al territorio nonostante le difficoltà 
BELLUNO. Il 10 settembre si avvicina. E la campagna elettorale ormai è partita da diversi giorni. Perché di elezioni, di fatto, si tratta. Anche se a votare non saranno i cittadini - come stabilito dalla legge Derio, che ha declassato la Provincia a ente di secondo livello - ma i 723 “grandi elettori”, tra sindaci e consiglieri comunali, che tra meno di venti giorni sono chiamati a scegliere quello che diventerà il nuovo presidente di Palazzo Piloni.


In lizza due candidati: Roberto Padrin e Mario Manfreda. Il nome di quest’ultimo, primo cittadino di Lozzo di Cadore, è stato ufficializzato all’inizio di questa settimana, supportato da 113 firme. A depositarle in Provincia, nella giornata di lunedì, Serenella Bogana e Leandro Grones. E proprio la Bogana, sindaco di Alano di Piave e attualmente presidente facente funzioni - e fino a qualche giorno fa sfidante numero 1 di Padrin, prima di ritirarsi dalla corsa - interviene sulla questione elezioni, puntando l’accento su alcune tematiche. O, meglio, chiedendo al candidato Padrin e ai suoi sostenitori di «fare chiarezza».


Da cosa derivano le sue perplessità? Quali sono gli aspetti che non la convincono?


«Innanzitutto partiamo dalla constatazione che la situazione in cui versa la Provincia è preoccupante e le spaccature che si sono create in occasione del rinnovo di presidenza di certo non aiutano. Ora, non abbiamo bisogni di notai, ma di un lavoro fine, fatto a cesello. Detto questo, alcune firme a sostegno di Padrin fanno sorgere dei dubbi. Per esempio, Renata Dal Farra ha firmato per il sindaco di Longarone. Ma proprio a gennaio di quest’anno la stessa Dal Farra è entrata in consiglio provinciale presentando un programma ben preciso, che si discostava completamente dal progetto che, come Provincia, stavamo portando avanti. Mi chiedo: è la Dal Farra a essere salita sul Treno delle Dolomiti o è Padrin che sfreccia in autostrada? Siccome su alcuni temi le posizioni di Provincia e Vivaio Dolomiti sono contrastanti, Padrin deve chiarire qual è la sua, di posizione. Lo stesso devono fare i suoi principali sostenitori, vale a dire Jacopo Massaro e Paolo Perenzin. Perché, allo stato attuale, ci sono aspetti che “non tornano”. La giustificazione che una firma di sostegno non si nega a nessuno non è accettabile».


L’altra candidatura è quella di Manfreda, che lei stessa ha deciso di appoggiare.


«Del sindaco di Lozzo apprezzo la solidità e credo sia la persona in grado di rappresentare tutto il territorio della provincia senza personalismi. Certo, se Padrin fosse stato più chiaro sin dall’inizio e avesse detto “sì, voglio essere io il candidato unico”, un ragionamento poteva essere fatto. È stata proprio la mancanza di chiarezza e la “prova di forza” dei due Comuni più popolosi della provincia a provocare le scissioni. E c’è stato qualcuno che, pur parlando di una politica dell’equilibrio territoriale, ha fatto dichiarazioni inopportune».


In questi giorni diverse voci si sono levate nuovamente in favore di una Provincia che torni a essere eletta dalla gente...


«Ho letto le dichiarazioni di Irma Visalli e di Alessandra Buzzo. Sul fatto che la legge Delrio non funzioni e che i cittadini debbano tornare a poter eleggere i propri rappresentanti non ci sono dubbi. Ma sono anche convinta del fatto che debbano esserci dei programmi chiari, che sono il cuore per la sopravvivenza della Provincia. La situazione è critica e preoccupante, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto economico, in cui siamo penalizzati in modo impressionante. E se Palazzo Piloni, in questi momenti di difficoltà, è riuscito a garantire un servizio al territorio è stato grazie ai suoi dipendenti e dirigenti, a cui va un plauso, perché hanno fatto e stanno facendo un lavoro encomiabile. La Provincia, oltre a cercare di mantenere i servizi, si è spesa anche per implementarli, pensando a progetti e mettendo risorse: pensiamo a “Investi Scuola”, ma anche alle iniziative sociali per la disabilità. Un lavoro fatto con estrema attenzione nei confronti del territorio, soprattutto delle fasce più deboli».




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