Bollette dell’acqua, dal 2017 scatterà l’aumento del 10%

Da gennaio le bollette dell’acqua saranno più care. Nel 2017 è previsto un aumento del 10,5%,  per finanziare il piano degli investimenti

BELLUNO. Da gennaio le bollette dell’acqua saranno più care. Nel 2017 è previsto un aumento del 10,5%, necessario per finanziare il piano degli investimenti, cioè dei lavori che Bim Gsp, il gestore del servizio idrico integrato, effettuerà sul territorio provinciale. Il piano degli interventi lo approvano i sindaci, come la tariffa, ed è successo ieri. A maggioranza, però, perché molti primi cittadini non hanno nascosto l’imbarazzo della scelta. Per una ragione in particolare: diventa difficile giustificare ai propri cittadini un altro aumento, dopo quello votato nel 2013 per salvare la società. Ma si tratta di un caso diverso, oggi.

«L’autorità nazionale per l’energia e il gas chiede alle società di fare investimenti, perché siamo sotto la media europea», ha spiegato l’amministratore unico di Bim Gsp Giuseppe Vignato. Che ha predisposto un piano da 36 milioni di euro per il quadriennio 2016/2019, con previsione di fare interventi soprattutto sulla depurazione, ma anche su acquedotti e fognature. «Daremo priorità ai quattro depuratori per i quali è stata aperta una procedura di infrazione da parte dell’Europa», ha aggiunto. «L’aumento di tariffa è necessario per fare investimenti e in confronto alle altre società venete la nostra tariffa si colloca a metà».

Ovvero c’è chi paga molto di più ma anche di meno. In ogni caso, nelle bollette che arriveranno a gennaio gli utenti troveranno la tariffa aumentata di un 7,5%. A maggio scatterà un altro aumento, del 3%. Oggi un metro cubo d’acqua costa 1,80 euro, l’anno prossimo arriverà a 1,98. Per una famiglia di tre persone, che spende mediamente 350 euro all’anno per il servizio idrico, il rincaro sarà di 35 euro.

Dura la presa di posizione di alcuni sindaci agordini. «Noi non abbiamo neanche il depuratore e non sono previsti interventi nei prossimi anni», ha attaccato Siro De Biasio (Alleghe). «Nel mio territorio non si faranno interventi fino al 2033 e non se ne fanno dal 2004», ha aggiunto Fabio Luchetta (Vallada). «Come posso giustificare l’aumento della tariffa dovuto agli investimenti ai miei cittadini?».

Scettico anche il sindaco di Sedico, Stefano Deon, che attende da anni il depuratore a Meli e lo ha visto slittare al 2022. Quello di Santa Giustina Ennio Vigne, invece, ha puntato l’attenzione sul metodo con il quale vengono inseriti gli interventi nel piano e ha chiesto maggiore condivisione.

Vignato ha invitato i sindaci a considerare la provincia come un bacino: un intervento fatto in un comune ha ricadute anche in quelli vicini, e in ogni caso sono previste manutenzioni in ogni territorio, annuali. I sindaci hanno chiesto di spalmare l’aumento nel tempo, ma anche questo non è possibile: «La situazione finanziaria di Bim Gsp non è ancora risolta, abbiamo bisogno di essere solidi», ha spiegato Vignato. E l’aumento della tariffa garantirà liquidità (2,4 milioni di euro).

«Gli aumenti però rischiano di mettere in difficoltà le famiglie e le aziende, già alle prese con la crisi», ha ricordato Domenico Belfi (Vodo). «Ci sono gli aiuti messi a disposizione dal Consorzio Bim», ha replicato la presidente del consiglio di bacino Maria Teresa De Bortoli. Il dibattito è stato vivace, e alla fine l’aumento è passato con il voto contrario di Alleghe, Vallada e Gosaldo e le astensioni di Sedico, Rivamonte e Zoldo.

Se i sindaci si fossero opposti, inoltre, è probabile che l’aumento sarebbe scattato comunque, deciso dall’Autorità nazionale. (a.f.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi