Bolzano: «No, grazie». Ma Zaia non si arrende
BELLUNO. Incombono le elezioni e il referendum di Innsbruck ha lasciato, nell’ottobre, scorso, una ferita che ancora sanguina. Ecco perché Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Belluno, dopo aver detto un primo sì, lunedì, alla candidatura olimpica del 2026, ieri, sentita la sua giunta, ha detto di no. Ma non è un no rotondo. La porta resta semichiusa, anzi semiaperta.
Dopo aver parlato con il governatore Luca Zaia, ieri pomeriggio, il “capitano” del sud Tirolo ha assicurato che metterà a disposizione gli impianti esistenti. La sua grande paura, come par di capire, è quella dell’unico, grande villaggio olimpico e dell’annesso centro stampa. Una colata di cemento, ecco il terrore. Che è poi anche quello di Cortina e del Veneto, come pure del Trentino. Per le strutture sportive, invece, non ci sarebbero problemi; ci sono già tutte, mancherebbe solo la pista del bob, da riqualificare, guarda caso proprio ai piedi delle Tofane.
«Le regole attuali del Comitato olimpico internazionale», ha spiegato Kompatscher, «non consentono di organizzare dei Giochi “sostenibili”. Le Olimpiadi a impatto zero sono una bella idea, ma a queste condizioni rappresentano solo un sogno».
Il presidente altoatesino fa riferimento soprattutto alla necessità di concentrare le gare in pochissimi luoghi, di creare un villaggio olimpico di grandi dimensioni, di aggregare le attività dei media in un unico centro e agli altri paletti imposti dal Cio «che non si abbinano alla nostra visione di sviluppo del territorio». Secondo Arno Kompatscher, se le regole rimarranno queste, «sarà sempre più difficile che le Olimpiadi invernali possano avere un futuro in Europa».
In conclusione, però – si legge nella nota della Provincia -, il presidente altoatesino non chiude completamente la porta a una partecipazione “esterna” ad altre candidature. «Non escludiamo», ha sottolineato Kompatscher, «di mettere a disposizione singoli impianti di gara già esistenti sul nostro territorio a sostegno di candidature avanzate da altre regioni confinanti. Il tutto, però, a patto che non vengano richiesti investimenti straordinari e faraonici».
Ed è quanto ha accertato il governatore Zaia, reduce da un successo elettorale che lo fa andare avanti con determinazione. «Comprendo fino in fondo le perplessità espresse dall’amico Arno, con il quale ho parlato più volte della questione delle Olimpiadi invernali sulle Dolomiti. Egli esprime timori che sono anche i miei, nel senso che, come ho chiaramente detto fin dall’inizio, organizzare un’Olimpiade o grandi eventi in territori dall’immenso valore paesaggistico e pregio naturalistico, diventa sempre più difficile. Ma sognare si può».
Zaia, dopo essersi sentito al telefono col presidente sudtirolese, auspica che questa battaglia possa essere combattuta ancora assieme «per un evento a impatto zero, capace al contempo di valorizzare un territorio che è un “unicum”: le Dolomiti Patrimonio dell’Unesco nel Veneto, a Bolzano e a Trento».
Nessuna colata di cemento, rassicura Zaia. Si valorizzeranno 1.300 chilometri di piste e altre strutture per gli sport invernali esistenti ed efficienti. E, a questo punto, Zaia tira in ballo anche l’altopiano di Asiago. Poi il riconoscimento diretto a Kompatscher. «Spero che si possa approfondire il dibattito e l’analisi sulla questione e apprezzo che il collega di Bolzano, pur al momento non valutando la candidatura, abbia dato la disponibilità degli impianti presenti sul territorio di Bolzano. Ciò gli fa onore».
Il Veneto, allora, procederà da solo nella presentazione della candidatura? Zaia sorride. «Cercheremo di chiudere le fila e di trovare le condizioni per una candidatura insieme a tutte le realtà confinanti, come ho prospettato fin dall’inizio. Parola di Zaia».
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