Bombe sulla casa di moglie e suocera. Il direttore del Musal amaro: «Ringrazio il signor Putin»
Il direttore del Museo Luciani a Canale ha sposato Inna, ucraina: l’abitazione della famiglia distrutta a Chernihiv
CANALE D’AGARDO. «Ringrazio di cuore il signor Putin che, nell’ambito dell’“ operazione speciale” in Ucraina, ha fatto saltare per aria la casa di mia moglie e di mia suocera. Davvero un nobile gesto».
È l’amara reazione di Loris Serafini che il 19 settembre 2010 ha sposato Inna Jast, ucraina; a benedire le nozze è stato don Davide Fiocco, della postulazione per la causa di beatificazione di Papa Luciani.
Serafini – direttore del Museo Papa Luciani a Canale d’Agordo, componente del comitato scientifico della Fondazione vaticana che porta il nome del prossimo beato, archivista, organista della basilica di Cortina – ha postato il suo ironico messaggio al presidente della Russia. La moglie no.
Ieri, quando hanno saputo di questo dramma, si sono raccolti in preghiera.
Siamo a Chernihiv, una città di 300 mila abitanti, poco distante dal confine con la Bielorussia.
La mamma di Inna vive da tempo a Milano. «Siamo stati in Ucraina nel 2018 – racconta Serafini –. Quella casa aveva tutta una sua storia, era costruita in legno. Una vicina ci ha raccontato ieri, tra le lacrime, che non esiste più, è stata bombardata dai russi, ora è solo un cratere. Per fortuna la mamma di mia moglie è in Italia da tempo, ma lì a Chernihiv vive ancora il nonno, ci sono gli zii ed i cugini».
L’immagine della casa in fiamme postata su Facebook è riferita ad altre abitazioni della città.
«La foto precisa della casa distrutta non ci è stata ancora inviata. Anzi, non so neppure se arriverà, perché ci è stato detto che è proibito diffondere queste immagini».
Inna preferisce il riserbo, il silenzio. Loris, invece, già da qualche giorno testimoniava, in base alle informazioni che riceveva, che a Chernihiv «continua la strage di civili innocenti, vengono colpiti i corridoi umanitari. La città ha un aspetto spettrale: hanno distrutto l’ospedale, il teatro, l’asilo, le scuole, la sede dell’università e le case. I rifugi servono fino ad un certo punto, perché sono cantine improvvisate e quando le persone tornano in superficie alla ricerca di viveri e risorse, cadono sotto il fuoco spietato delle armi e delle bombe. La situazione è disastrosa: non c’è acqua, né cibo, né riscaldamento».
In questi giorni ha cercato, per quanto possibile, di mantenere un contatto con parenti e amici della moglie, e tutti gli hanno detto di ringraziare gli italiani per gli aiuti, compresi quelli di Canale d’Agordo.
Anche in questi ultimi giorni il conflitto continua con la morsa dei russi nelle città.
«Continuano a sparare sugli aiuti umanitari, e chiunque tenti di prestare aiuto alla popolazione viene colpito dalle armi – sono le ultime informazioni ricevute da Serafini –. L’assedio è forte, ma pure la resistenza lo è La popolazione è ridotta alla fame e alla sete, e non sono possibili i perché è troppo rischioso».
Serafini, intanto, non nasconde di essersi rivolto anche al suo protettore, papa Luciani, di cui ha ripescato un intervento del 1967, quand’era vescovo di Vittorio Veneto.
«Il pericolo incombente è la guerra. Nulla, a quanto pare, hanno insegnato le tragiche esperienze delle due ultime guerre mondiali».
C’è «un acuirsi pauroso di antagonismi», c’è il «ricorso alla forza delle armi e non alle trattative»; «popolazioni di intere nazioni sono sottoposte a sofferenze indicibili causate da agitazioni, da guerriglie, da azioni belliche, che si vanno sempre più estendendo e intensificando e che potrebbero costituire da un momento all’altro la scintilla di un nuovo terrificante conflitto».
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