Bomber Collavino e una stagione con 42 sigilli

CADORE. Per tutti è “Bomber Collavino”. E secondo lui, quei 42 gol segnati cambiarono (o poterono cambiare) la sua carriera calcistica.
«Anno, anni indimenticabili. Sai cosa però: io forse lo ho vissuto come uno spartiacque non positivo. Insomma, ho segnato 42 reti, ma nella mia testa c’è sempre stata la voglia di migliorare. Però mettere più palloni di così alle spalle dei portieri nel corso di una stagione non è proprio cosa facilissima... Così anche quando superavo i 20, mica ero contento…».
Collavino parla di rimpianti, scommesse vinte, treni persi e record. Eppure sta di fatto che in quella stagione, supportato da una squadra di livello per la Seconda, trascinò letteralmente a suon di reti il Cadore.
«Ne avevo di motivazioni, assolutamente. Insomma, due anni prima ero riuscito a timbrare 45 reti nella Juniores. Racconto questa: in estate, il papà di un amico mi dice che secondo lui sarei arrivato a 25 complessivi. Bè, a fine girone d’andata ne avevo già realizzati 27. Poi 11 nel ritorno dunque, a cui aggiungere Coppa e spareggi. Però in effetti sembra quasi la seconda parte della stagione non sia andata così tanto bene... Ma le statistiche sono state tirate su dai 13 in tre partite».
No, non è un errore di battitura. Proprio 13 in 3 partite: fanno, di media, più di 4 gol ogni incontro.
«6-0 al San Giorgio, 4-1 al Refrontolo e 3-0 al Sedico, più o meno tra ottobre e novembre. E la mia prima partita? Conoscevo pochi della squadra, perché il resto erano tutti più grandi di me. Comunque vado in panchina, e dico, non ricordo più a chi, che se non fossi entrato avrei continuato solo con la Juniores: ad ogni modo entro a metà secondo tempo e siglo una doppietta. Dopo quella stagione mi hanno cercato vari procuratori, avevo opportunità interessanti, ma il mio carattere introverso e un po’ “montanaro” hanno fatto sì che non mi buttassi mai in certe esperienze. Un po’mi sono pentito, devo dire la verità».
Però che bello vincere quel campionato.
«Avevamo una bella squadra, con giocatori di spessore sotto tutti i punti di vista. A Vittorio abbiamo coronato tutto. A proposito, ricordo che sul rigore decisivo avevo subito uno sgambetto eppure ero rimasto in piedi. L’arbitro diede comunque il penalty: meglio così».
Ma è il momento di svelare come mai Collavino venne soprannominato Batistuta del Cadore.
«Da tifoso della Fiorentina, ho avuto solo un grande idolo: Gabriel Batistuta. Immaginate tra l’altro quale sia il nome di battesimo di mio figlio…». (dapo)
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