Bond: contenzioso con il Friuli per i soldi di Sappada
Secondo il coordinatore di Forza Italia a Plodn in 15 anni è arrivata una montagna di soldi: «Da restituire in servizi»
SAPPADA. Ci siamo. Il Sappadexit è dietro l’angolo. Anzi, sulla porta. Dario Bond ha dato mandato, a nome di un gruppo di forzisti, a Massimo Giorgetti, vicepresidente del Consiglio regionale, di adoperarsi perché la Regione apra un formale contenzioso col Friuli Venezia Giulia sulla vicenda di Sappada.
«Esattamente come è avvenuto tra Bruxelles e Londra» ha spiegato Bond all’assemblea di Forza Italia, sabato a Padova. Era presente anche Renato Brunetta, capogruppo alla Camera, che ha condiviso. Ma un contenzioso in base a quali presupposti?
«La Regione non è stata affatto assente con Sappada negli ultimi 15 anni. È intervenuta, direttamente o indirettamente, per più di un centinaio di milioni. Circa 150».
Addirittura? È impossibile – obiettiamo –, anche perché Sappada ha sempre lamentato di essere stata trattata come una cenerentola, in questi anni. «Eppure queste sono le cifre che ho avuto modo di riscontrare nella documentazione ufficiale. Si tratta di contributi diretti, di fondi arrivati dall’Europa, attraverso la Regione, di altre forme di sostegno, con il finanziamento delle reti dei servizi. Ho potuto riscontare voci da 5-6 milioni al colpo».
Ricorda, Bond, che già Floriano Pra, allora assessore regionale al turismo, era prodigo di attenzioni verso il Comelico e Sappada in particolare. «Venezia e Belluno, ovviamente, non chiederanno la restituzione. Ma il Friuli Venezia Giulia, facendo shopping con Sappada, non può fingere di non avere alcun credito col Veneto».
Un contenzioso, quindi. Una vertenza, una trattativa, ma per portare a casa che cosa? «Non è detto che il credito debba risolversi in denari. Potrebbe estrinsecarsi in servizi, oppure in compensazioni agevolative. Un’idea molto concreta è la partecipazione ai fondi di confine per il Veneto Orientale. Bolzano e Trento hanno scucito, dal 2013, almeno 200 milioni. Il Friuli Venezia Giulia potrebbe rifinanziare, almeno in parte, il Fondo Letta».
Ancora l’anno scorso, però, la presidente Debora Serracchiani ha già detto di no. Preferiva, come aveva aggiunto, accogliere Sappada e magari anche altri Comuni. Bond riferisce che tra i suoi esiste “indignazione” per quanto è avvenuto con Sappada e che, di conseguenza, si metteranno in atto tutte le iniziative per tentare, in extremis, di trattenere Sappada.
«Se il presidente della Regione, Luca Zaia, non vuole fare ricorso alla Corte Costituzionale, potrebbero farlo alcuni privati cittadini. So che hanno già contattato i loro legali per verificarne l’opportunità».
Una verifica in questo senso la sta realizzando Max Pachner, che potrebbe coinvolgere alcuni dei 130 sappadini che hanno firmato la sua lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini. «So che è molto determinato ad andare avanti il capogruppo Brunetta – aggiunge Bond –. Ha scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma recapiterà ai competenti uffici del Quirinale un’informativa sul cosiddetto vizio costituzionale della legge approvata, in relazione al tempo insufficiente assegnato al Veneto affinché ufficializzasse un parere anziché una semplice mozione».
L’ex capogruppo di Forza Italia riconosce che la Regione Veneto ha fatto l’impossibile per impedire il distacco di Sappada dal Veneto, ma ricorda che è stato risolutiva, al riguardo, la rottura avvenuta all’interno della Lega Nord, con il pesante “accanimento” del capogruppo triestino Massimiliano Fedriga, in stretta alleanza con l’altro triestino, Ettore Rosato del Pd. «Hanno voluto la bicicletta. Adesso pedalino. Ma pagando» conclude Bond.
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