Bond: «La residenza? Tocca ai Comuni vigilare»
Presentato a Belluno il nuovo Piano casa. Maggiori possibilità per gli ampliamenti
BELLUNO.
«Una normativa di base uguale per tutta la Regione a salvaguardia della prima casa, con possibilità di ampliamenti. E un margine di flessibilità lasciato ai Comuni, che dovranno pronunciarsi nei prossimi quattro mesi sui centri storici con delibere che decideranno la sorte di edifici già demolibili e non protetti». Lo ha detto Bruno Barel al centro Giovanni XXIII nell'illustrare il nuovo Piano casa, dinanzi a una platea di circa 300 persone, per lo più professionisti del settore e una ristretta presenza di amministratori e sindaci. Molti i quesiti tecnici posti da geometri e professionisti sulla nuova legge n.13/2011 "Piano casa 2", entrata in vigore il 9 luglio. Dalla platea, nessuna voce contro il Piano casa, dopo le polemiche sollevate dai sindaci del Cadore. Solo una precisazione di Dario Bond, che sulla questione della residenza, per applicare le norme relative alla prima casa, ha detto: «Sono i Comuni che devono verificare attraverso la polizia municipale se la residenza è reale o se acquisita solo per eludere l'Ici». Bond ha spiegato anche la genesi della norma: «Abbiamo posto in punta di piedi la questione dei centri storici», ha detto, «sono stato definito l'anima nera della speculazione. Ma ho sempre sostenuto che la prima casa è sacra in tutto il Veneto». Gli aspetti tecnici della normativa sono stati illustrati dagli architetti della Regione. «La nuova legge offre più possibilità di ampliamento» ha detto Fabris «con un ulteriore 15% per gli edifici che vengano portati in classe B. Ora è consentito il cambio di destinazione d'uso per gli edifici in "zona propria". Si potrà demolire e ricostruire utilizzando i bonus in volume. Le tettoie e le serre bio-climatiche non fanno più volume, le pensiline fotovoltaiche potranno essere staccate dal fabbricato. Non sarà possibile il cambio destinazione in zone agricole (i rustici annessi non diventano casa), ma sarà salvaguardato il diritto di ampliare la prima casa». Sulle delibere che dovranno emanare i comuni per regolamentare gli interventi possibili sui centri storici, l'architetto Milan è stato molto chiaro: «I Comuni hanno tempo fino al 30 novembre per le delibere di adeguamento che dovranno motivare 4 punti: gli edifici residenziali non prima casa; le strutture ricettive, alberghi, B&B, affittacamere, rifugi; gli edifici produttivi; gli edifici commerciali e direzionali. In assenza di delibere varrà il principio del silenzio-assenso. Il Piano casa nei centri storici si applica solo a quegli edifici post bellici, senza alcuna dignità. E solo per la prima casa». Giuseppe Casagrande (Comune di Belluno) ha precisato che il centro storico di Belluno è definito in "zona A", dove vi sono situazioni complesse, con fabbricati storici a ridosso di edifici anni'60 e'70. (r.d.n.)
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