Borgo Valbelluna pronto ad accogliere cinquanta profughi ucraini all’Ostello di Nate
Il sindaco Cesa e gli assessori hanno incontrato le ucraine residenti nel comune: «Ospiteremo chi non ha dimora
nella nostra struttura»
BORGO VALBELLUNA. Borgo Valbelluna si mobilita per accogliere chi fugge dalle bombe. All’ex chiesa di San Pietro, il sindaco Stefano Cesa, l’assistente sociale Lidia Arhiliuc e l’assessore ai servizi sociali Marilisa Corso hanno incontrato ucraine e ucraini residenti nel Comune. Obiettivo: conoscere meglio la situazione, ascoltare richieste e necessità, organizzare i flussi migratori in entrata, venire incontro a chi arriva, mettere al corrente delle procedure sanitarie e di regolarizzazione. È stata anche l’occasione per toccare con mano emozioni e turbamenti di alcune rappresentanti del popolo ucraino.
«Volevamo capire i possibili arrivi nel giro delle prossime ore, dei prossimi giorni, delle prossime settimane. Così da pianificare l’accoglienza di queste persone», spiega il primo cittadino. «Abbiamo per ora numeri abbastanza importanti: una cinquantina gli arrivi previsti, anche se la maggior parte già sistemati presso famiglie di ucraini residenti qui a Borgo Valbelluna o loro conoscenti. Altre persone», continua Cesa, «non hanno un tetto sotto cui dormire. Per questo abbiamo attivato una struttura di nostra proprietà, l’Ostello di Nate, che sarà destinato in questa prima fase ad accogliere chi non ha dove potersi rifugiare. Questo oltre alle strutture che si stanno mettendo in piedi a livello di provincia, in particolare nel capoluogo».
L’assessore Corso ha fornito le indicazioni di tipo sanitario, dato che l’emergenza Covid – pur attenuata – ancora perdura. L’Ulss 1 Dolomiti – ha riferito – ha istituito punti tamponi gratuiti: Feltre e Paludi le sedi consigliate. Chi arriva dovrà poi fare cinque giorni di quarantena, e quindi un secondo tampone.
L’assistente sociale Arhiliuc ha spiegato le procedure di regolarizzazione: «Chi ha casa deve presentarsi nelle prime 48 ore presso gli uffici della polizia locale per compilare la dichiarazione di ospitalità. Successivamente, entro otto giorni ci si dovrà recare in Questura presso gli uffici immigrazione per i passaggi seguenti per regolarizzare la permanenza».
«In questa fase stiamo monitorando», aggiunge Cesa, «nelle prossime giornate vedremo che ulteriori misure mettere in campo. Ci siamo comunque già attivati con tutto il territorio, creando una cabina di regia con le parrocchie, la Caritas, gli Auser, gli scout, tutte le realtà che operano in ambito sociale. È già tutto abbastanza pronto e pianificato, coordinato da una regia provinciale legata alla Prefettura».
Tra gli ucraini presenti, tante storie pregnanti. Accorata quella di Alla, residente a Mel dal 2020. La scorsa notte è arrivata la nipote Svitlana. Con lei, la bambina di dieci mesi; il marito, invece, è rimasto in patria e si è unito alla resistenza. «Tre giorni fa, con un pulmino noleggiato, sono andata fino in Romania al confine con l’Ucraina, e siamo tornate l’altro ieri», racconta. «Circa 700 euro di viaggio. In più, la preoccupazione, perché stanno bombardando su civili, su bambini e donne. È guerra, non trovo altre parole. Bambini, genitori, malati che non hanno la possibilità di muoversi. Le case distrutte, e tante provocazioni che non finiscono mai. È terribile, mi vengono i brividi. Sta succedendo qualcosa che secondo me non finisce in Ucraina: è il primo punto che hanno colpito per venire verso l’Europa».
Maria, residente a Borgo Valbelluna, non trattiene l’emozione e le lacrime: «È una situazione che non si può descrivere. Stiamo malissimo. Sono in arrivo due cugini, lui è andato militare a difendere il confine. Speriamo che il viaggio vada bene e arrivino qui. Potrebbe essere domani o dopodomani, dipende dalla frontiera il tempo per attraversare».
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