“Borse di rientro” per riportare a Belluno i giovani cervelli in fuga
BELLUNO. Sono 1.300 i giovani scappati dalla provincia nell’ultimo triennio per cercare lavoro, soprattutto all’estero. La Regione Veneto, per invertire questa tendenza, ha stanziato un milione e mezzo finalizzati a progetti di inclusione. Non solo, ha sottoscritto con l’Ufficio scolastico regionale un protocollo d’intesa perché l’emigrazione diventi, dal prossimo anno, materia scolastica.
«Sono due passaggi molto importanti», ammette Oscar Fe Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel mondo, «che possono contribuire a mettere in sicurezza il futuro delle Dolomiti, trattenendo sul territorio i giovani del trolley, quelli che per trovare lavoro devono scappare all’estero. Ma è anche importante conoscere», aggiunge, «la storia della nostra emigrazione, che è stata un’epopea e può insegnare molto ai fini della nuova mobilità, quindi specificatamente dell’accoglienza.
I Veneti all’estero sono circa 5 milioni, i bellunesi il doppio dei residenti in provincia, quindi più di 400 mila complessivamente, tra oriundi e discendenti. Ben 270 mila sono i veneti iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, 51 mila di loro soltanto della provincia di Belluno. Ogni anno sono circa 38 mila i veneti, in gran parte giovani, che lasciano casa e affetti per trasferirsi nei paesi delle nuove opportunità, quelli arabi in testa. Circa mezzo migliaio l’anno dalle Dolomiti.
Il provvedimento approvato dalla Giunta regionale stanzia un milione e mezzo di euro per attirare ricercatori e creare occasioni di incontro, scambio e competizione, interregionale e transnazionale, per far rientrare i giovani che lo desiderano. «Senza questi giovani», sottolinea De Bona, «il futuro stesso del Bellunese è compromesso».
I progetti potranno prevedere - come spiega l’assessore regionale Elena Donazzan - “maratone” per sviluppare progetti innovativi, in campo tecnologico o sociale o culturale, eventi di animazione del territorio, scambi internazionali, il coinvolgimento diretto delle imprese nel progettare poli di attrazione di ricercatori e idee innovative, “borse di rientro” per cervelli partiti dal Veneto e specializzatisi all’estero.
Il presidente dell’Abm fa sapere che dal territorio provinciale partono più giovani laureati e diplomati di quanti ne rientrino o ne arrivino dall’estero. «L’obiettivo ultimo è garantire idee, competenze e professionalità al Bellunese del futuro», sottolineano all’Abm.
Per quanto riguarda la scuola, è da anni che l’Associazione sta inviando ex emigranti a informare alunni e studenti sul passato della provincia e sulle prospettive sia immigratorie che emigratorie. «Sono state le associazioni venete, in particolare quelle di Belluno, Treviso e Vicenza», informa De Bona, «a chiedere alla Regione l’insegnamento di questa singolare “materia”. Noi contattiamo migliaia di ragazzi ogni anno, ci sono scolaresche che vengono in visita al museo interattivo e l’interesse è straordinario, specie quando associamo l’esperienza di vita dei nostri emigranti con quella degli immigrati, soprattutto dei profughi».
I bellunesi, anche se dispersi in tutto il mondo, conservano lingua, la cultura, le tradizioni e un forte legame con la terra d’origine. «L’emigrazione fa parte della nostra identità. Irrinunciabile», conclude De Bona.
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