Bortoluzzi srl: ecco le cause della crisi della storica azienda

Due avvocati ed un commercialista avranno ora 60 giorni per convincere le banche ad accettare il concordato
Di Marco Filippi

BELLUNO. Il cattivo esito di alcune iniziative imprenditoriali, la crisi generale del settore immobiliare, i fallimenti di alcune aziende debitrici, i tempi oltremodo dilatati dei pagamenti, gli alti interessi passivi sui prestiti ed alcuni investimenti bancari andati male: sono sostanzialmente queste le cause che hanno spinto i vertici della storica impresa edile Bortoluzzi Celeste srl a presentare nella cancelleria civile del tribunale di Belluno un ricorso per accedere al concordato preventivo. Si tratta di un concordato “in continuità” che permette all’azienda di proseguire la sua attività da un lato garantendo i posti di lavoro e dall’altro soddisfando nel modo migliore i creditori. Sono giorni piuttosto delicati, questi, per la storica azienda bellunese che si è affidata a professionisti del calibro degli avvocati Antonio Prade e Paolo Corletto e del commercialista Giorgio Grosso, presidente di Veneto Sviluppo, per convincere i creditori, ed in particolare le banche (Unicredit, Sparkasse, Antonveneta, Popolare di Vicenza, Popolare dell’Alto Adige e Bovio Calderari), ad approvare il piano di concordato presentato dall’azienda.

La crisi. Sicuramente, la crisi generale del settore immobiliare, iniziata nel 2008, ha avuto un suo forte peso. Ma ci sono anche altri motivi che hanno messo in crisi l’azienda bellunese, nonostante il suo amministratore unico, Marco Bortoluzzi, nel corso degli ultimi anni abbia immesso nell’impresa denaro proprio per far fronte alla crisi di liquidità.

La caserma della discordia. L’impresa bellunese, tra il 2009 ed il 2011, è stata impegnata nella costruzione della nuova caserma dei carabinieri di Feltre. Un appalto che s’è rivelato poco fortunato: in seguito ad alcune contestazioni, infatti, la Bortoluzzi Celeste srl è giunta ad un accordo transattivo di 550.000 euro, che lo Stato, però, non ha ancora pagato.

I fallimenti delle ditte debitrici. Dal documento depositato sia in tribunale che al registro delle imprese, risulta che il fallimento di tre aziende debitrici ha determinato una perdita complessiva di 400.000 euro.

Il “Mose” non paga. La Bortoluzzi Celeste srl ha avuto alcune commesse sfortunate. Come ad esempio un subappalto al Mose di Venezia che ha portato ad una perdita di 400.000 euro. Ma un altro affare, nella costruzione di un fabbricato in centro a Belluno, nel 2007, avrebbe causato perdite superiori a 700.000 euro.

I famigerati “swap”. Ci sono stati anche degli investimenti andati male: come quelli proposti da alcuni istituti di credito, gli “swap”, legati all’erogazione di finanziamenti. In tal caso le perdite sarebbero state di 355.000 euro.

Interessi passivi altissimi. Sono una voce pesante nel bilancio della Bortoluzzi Celeste srl. L’impresa edile, in 5 anni, dal 2007 al 2011, ha corrisposto alle banche interessi passivi pari ad oltre 3.700.000 euro (800.000 euro d’interessi all’anno) che hanno letteralmente eroso l’utile aziendale. A fine 2011 l’azienda accusava una perdita (differenza tra attivo e passivo) di 1.211.000 euro mentre a metà 2012 i costi superavano di 2.500.000 euro i ricavi.

Ora i professionisti dell’azienda avranno 60 giorni di tempo per convincere i creditori, in particolare le banche, ad approvare il concordato e salvare l’impresa ma soprattutto i posti di lavoro.

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