Boschi “certificati” per far ripartire la filiera del legno
BELLUNO. Certificare i boschi bellunesi per ridare nuova linfa alla filiera del legno. È l’obiettivo a cui mira Coldiretti che, dopo la conclusione del progetto pilota veneto per la certificazione dei boschi, ha deciso di proseguire questo cammino con quanti lo vorranno, dando una spinta in più a un settore che rischia di scomparire, sotto la spinta di aziende straniere.
Ni giorni scorsi è nato il gruppo Pefc “Foresta Amica” di Coldiretti per la gestione forestale sostenibile: «Nell’ambito delle iniziative di sviluppo del settore forestale, la federazione veneta dell’associazione degli agricoltori, insieme con l’associazione bellunese, ha ritenuto utile mantenere e sviluppare il processo di certificazione forestale sin qui promosso dalla Regione come progetto pilota, creando appunto il “Gruppo Pefc, composto da coloro che si sono fatti certificare i boschi», dicono da Coldiretti.
Ma cosa significa certificare una foresta? «Significa garantirne la gestione in base a norme internazionali di rispetto dell’ambiente e degli alberi, insomma, bisogna seguire regole precise, che servono a dare un valore aggiunto al prodotto che ne deriva. Valore che, però, non è necessariamente legato al legname. In poche parole, avere la certificazione non significa avere un bosco che vale di più a livello economico», dice Silvano Dal Paos, direttore di Coldiretti Belluno, «anche se questa etichetta differenzia il nostro prodotto da quello proveniente dall’estero e risponde alle richieste di una determinata clientela».
La prima certificazione è stata rilasciata a tre soggetti: Regola del Monte Salatis di Chies d’Alpago, Comune di Belluno e Veneto Agricoltura per complessivi 10.4013 ettari. A breve altri 25 soggetti entreranno nel gruppo. Possono aderirvi proprietà forestali pubbliche e private, soggette a piano di riassetto forestale nel caso in cui la loro superficie superi i 100 ettari. «È un’organizzazione che rappresenta un certo numero di singole aziende che adottano un sistema di gestione forestale sostenibile».
Tutto questo serve per rimettere in piedi la filiera del legno, che si sta riducendo sempre più a vantaggio dei paesi stranieri. «Noi siamo maestri nel taglio del bosco, ma la prima lavorazione del legname viene fatta all’estero, perché lì ci sono ancora le maestranze in grado di farlo».
Il motivo è presto spiegato: negli ultimi anni il numero delle segherie bellunesi si è dimezzato. «Se riuscissimo a garantire in questo territorio anche questa attività, avremo dei guadagni importanti e faremo ripartire l’economia legata al legno, che non è cosa da poco», conclude Dal Paos.
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