Bosco delle Castagne: una rosa chiamata Bella Ciao
Cerimonia dell'Anpi a Belluno, ricordati i partigiani impiccati ai rami. Il presidente Anpi di Ravenna ha portato in dono un fiore
Le autorità presenti al Bosco delle Castagne
BELLUNO.
Un caldo sole primaverile in un cielo limpido ha illuminato ieri il colle su cui sorge il Bosco delle Castagne, alla periferia della Città, facendo risaltare i colori dei vessilli, delle bandiere, dei fazzoletti tricolori, dei fiori, del timido verde dell'erba nuova, ma anche il nero cupo dei castagni che furono testimoni 66 anni fa di una tragedia che sconvolse la Val Belluna, che si estese ad altre province italiane, fino alla vicina Francia: l'impiccagione di dieci partigiani, tutti giovani tra i venti e i trentadue anni, ad opera dei nazisti, per rappresaglia. Subito dopo il loro sacrificio, un altro partigiano venne fucilato sul piazzale della caserma. Al termine della messa, Don Capraro ha voluto rivolgere un pensiero a quelle madri che, col cuore straziato da un dolore impotente, hanno sofferto la morte dei propri figli, uguagliando la loro pena a quella della Madonna. Il presidente dell'Anpi di Belluno, Luciano Padovani ha salutato le autorità, le associazioni, gli alpini e tutti gli intervenuti ed ha dato quindi la parola all'assessore Tiziana Martire, che ha parlato in vece del sindaco. «Il castagno - ha detto l'assessore - è un albero centenario che vive e dà frutti: questi tre castagni sono stati inermi spettatori di un eccidio terribile, hanno visto la violenza, l'orrore, la vendetta. Oggi, essi non danno più castagne, ma un altro frutto: il frutto di una memoria che non deve essere dimenticata, una memoria che non sia vana, che cerchi la guarigione in se stessa. Come farlo?» Ed ha proseguito: «Affidando questi episodi di orrore e dolore inenarrabile alla Storia, mettendoli all'interno di quel grande cammino di liberazione del nostro popolo e che quest'anno sarà celebrato con i 150 anni dell'Unità d'Italia». Il presidente dell'Anpi di Ravenna, Ivano Artioli, intervenuto assieme ad una delegazione della sua città, ha ripercorso le tappe della Storia che hanno attraversato l'Italia dal '40 al '45, ha ricordato i valori e gli ideali che hanno illuminato i martiri del Bosco, li ha chiamati per nome uno ad uno ed ha rievocato con profonda commozione, uno di loro, il medico di Ravenna, Mario Pasi, detto Montagna, torturato brutalmente in carcere e, non più in grado di reggersi, trasportato in cima al colle dagli stessi compagni, quel 7 marzo 1945. Ha raccontato la vera storia del canto partigiano "Bella ciao", nato spontaneamente, strofa dopo strofa, tra le mondine delle risaie della pianura Padana. E dopo cinquant'anni, due floricoltori di Ravenna, testimoni della resistenza, facendo innesti su innesti, hanno prodotto una particolare specie di rosa detta "Bella ciao". Artioli ha poi regalato al Comune ospitante una litografia di questo fiore assieme alla lettera che il sindaco di Ravenna ha scritto a quello di Belluno, mentre la delegazione di Trento deponeva un cestino di rose rosse davanti alla lapide che ricorda i martiri della resistenza.
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