Bosco, viti, mele: ecco chi investe
Al convegno le testimonianze di alcuni imprenditori del settore
BELLUNO. Il bosco si sta espandendo a dismisura. E c’è bisogno di “nuove leve” che scelgano la professione del boscaiolo e che si dedichino alla selvicoltura. Lo ha sottolineato Oscar Azzalini, titolare di un’impresa boschiva in Alpago.
«Siamo in dieci, compreso il sottoscritto, e non mi sono mai pentito di questa scelta», ha evidenziato. «Il bosco è ormai ovunque. Purtroppo non c’è più quasi nessuno che ci lavora. C’è quindi spazio per nuovi imprenditori. Di certo non è semplice: tanta burocrazia e il valore di mercato del legname che è sceso notevolmente. Ma si tratta di un settore che deve essere preso in mano, anche per conservare il nostro territorio e rendere possibili le pratiche agricole».
Aspetto evidenziato anche da Carlos Zanon, presidente della Regola Monte Salatis, a Chies, che ha puntato l’attenzione su un ulteriore aspetto: «Abbiamo dato vita a un nuovo soggetto, la Comunanza delle Regole dell’Alpago», ha spiegato, «e il prossimo obiettivo sarà quello di coinvolgere i singoli proprietari terrieri in un progetto di riunificazione fondiaria, per superare il problema del frazionamento».
Andrea Bona, vice presidente della Fondazione Valle di Seren, ha illustrato l’attività portata avanti a Col dei Bof: un vigneto resistente, con tecniche solo naturali, che per nascere ha dovuto superare numerose difficoltà. «Una sfida che non abbiano alcuna intenzione di abbandonare», ha commentato, «per dare una speranza e un futuro alla valle, che altrimenti rischia di soccombere».
E c’è anche chi ha scelto di recuperare i frutteti antichi, come Oscar Padovani, che gestisce una piccola aziendale individuale a San Gregorio. «Pensiamo al pom de la rosetta, solo per fare un esempio», ha affermato. «Sono riuscito a recuperare più di 80 varietà antiche di alberi da frutto, soprattutto di mela e di pera. Varietà che ora sono in via di estinzione e che decenni fa erano tipiche delle nostre vallate».
La cosa curiosa - ma forse nemmeno più di tanto - è che l’80% dei clienti di Padovani è costituita da trentini: «Sanno benissimo che queste mele sono buone e coltivate senza la chimica». A puntare sul biologico, inteso come coltivazione priva di apporti di fertilizzanti inorganici, è anche Marcello Martini, allevatore a Comelico Superiore.
«Il mio regno sono i prati stabili», ha raccontato. «I nostri animali e la zootecnia vivono essenzialmente di foraggera, tutta naturale. È necessario conservare la terra per i propri eredi».
Altro “caso” interessante quello della “Birra del Grillo”, a Presenaio di San Pietro. Il birrificio è nato su idea di Luca De Zolt, figlio del noto fondista Maurilio. «L’esigenza che emerge è quella di fare rete, se vogliamo che i nostri prodotti possano conquistare fette di mercato», ha sottolineato Mirko Doriguzzi. «Costruire una filiera corta a livello provinciale è uno degli aspetti su cui si deve puntare», hanno condiviso tutti gli imprenditori presenti in sala.
(m.r.)
Argomenti:agricoltura di montagna
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video