Bosniaco bellunese muore in Siria, indaga l’Antiterrorismo

L’uomo, dal 2005 a Belluno, imbianchino di professione aveva detto che sarebbe andato in Germania a lavorare

BELLUNO. C’è un’indagine in corso dell’Antiterrorismo del Veneto sulla morte in Siria del bosniaco (nato a Doboj) bellunese Ismar Mesinovic, classe 1977. Le forze dell’ordine bellunesi erano state informate della sua morte nel gennaio scorso e avevano provveduto ad avvisare l’Antiterrorismo che ora sta indagando per capire le circostanze in cui è avvenuta la scomparsa e se si possa intravvedere un collegamento con il terrorismo islamico e la sua eventuale presenza nella provincia montana.

L’uomo, arrivato a Belluno dal 2005, faceva l’imbianchino e da circa tre anni viveva con una ragazza di origini cubane da cui ha avuto anche un figlio. Aveva aperto un profilo Facebook dove ci sono diverse immagini che lo ritraggono in compagnia della moglie e del figlio in momenti felici. Frequentava il centro islamico Salam di Ponte nelle Alpi. «Non lo conoscevo personalmente», precisa il presidente del centro, Assan Lambarki, «ci ho parlato qualche volta. Veniva a pregare, alle volte da solo alle volte accompagnato da altre persone. Che fosse morto in Siria lo abbiamo saputo qualche giorno dopo il fatto, da alcuni nostri amici. Ci è dispiaciuto per lui e anche perché lascia un bimbo piccolo, di un paio d’anni». Ma poi il presidente del Centro, precisa che «erano almeno 4-5 mesi che non lo vedevo più e così anche sua moglie e il figlio». In paese qualcuno ha rivisto nelle settimane scorse la moglie, ma senza il figlio.

Il presidente della comunità islamica bellunese, Mohamed Meraga riferisce che «qualche mese fa mi aveva detto che voleva andare in Germania dove aveva trovato lavoro e dove viveva sua mamma. Non lo conoscevo bene, ci ha dato una mano qualche volta ad imbiancare visto che faceva questo di professione».

Da quanto si è saputo l’uomo ha vissuto a Ponte nelle Alpi e poi anche a Longarone.

Della sua morte in Siria ne dà notizia “La Scienza del Corano” su Facebook alla data 13 gennaio 2014 e dice: “Così, sorridente voglio ricordare questo fratello morto in Siria. Morto perchè il suo sogno era quello di riportare giustizia in quella terra. Morto per quelle migliaia e migliaia di donne e bambini uccisi ingiustamente. E Allah ne sa di più. Che Allah abbia misericordia della tua anima...». Parole che farebbero pensare ad un atto kamikaze, ma è tutto da dimostrare.

«Interrogherò il ministro agli Interni Alfano. Il fatto è grave e deve essere chiarito in tutti i suoi aspetti. Occorre capire qual è il terreno culturale-religioso che ha portato quel ragazzo residente a Belluno ad abbandonare il suo lavoro e la sua vita per farsi esplodere in Siria», dice il senatore di Fi, Giovanni Piccoli. «Il fatto è eclatante e ci dice che il terrorismo è un fenomeno senza confini e che può trovare terreno fertile anche in realtà apparentemente tranquille come il Bellunese», rimarca Piccoli.

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