Botta e risposta sull’ospedale tra sindaco e direttore della Usl

Pais Becher contesta la presenza di una sola ambulanza con l’esternalizzazione Rasi spiega che l’uscita contemporanea di due mezzi avviene solo 2 volte l’anno

AURONZO. Nuove, dure polemiche sul pronto soccorso (o punto di primo intervento) di Auronzo. Le emergenze di questi giorni dimostrano – a dire del sindaco Tatiana Pais Becher, condivisa dai suoi colleghi del Comelico – che non basterà, “con la privatizzazione”, una sola ambulanza, pur attrezzata di personale sanitario. Ce ne vorranno due. . Intanto non si privatizza un bel niente – è la risposta immediata del direttore generale Adriano Rasi Caldogno. E poi un’ambulanza con il personale è sufficiente.

Il botta e risposta è avvenuto via facebook, con due post. Il primo della sindaca Pais Becher che denunciava quanto avvenuto sabato. Il secondo di Rasi Caldogno che di solito non è il tipo da utilizzare questi strumenti. Il che sta a testimoniare che l’argomento è molto caldo.

Proprio oggi la sindaca ha in proposito di telefonare, a nome dei colleghi, all’assessore Manuela Lanzarin per avere risposta alle richieste di maggiore dotazione con l’arrivo della Cooperativa al Punto di primo intervento di Auronzo.

Sabato, dunque, è accaduto, alle 11.15, un incidente stradale con 2 feriti nei pressi della diga di Santa Caterina. Si fiondano sul posto entrambe le ambulanze dell’ospedale di Auronzo, con infermiere e autista. Alle 15.45 e 16.10 di nuovo due ambulanze partono dall’ospedale a sirene spiegate per un’emergenza a Danta e un’altra ad Auronzo. Ore 19, un’ambulanza riparte con infermiere e autista per un’emergenza pediatrica a Santo Stefano; il medico arriva dall’ospedale di Pieve e il bimbo deve essere trasportato a Belluno.

«Fortunatamente nell’ospedale di Auronzo è presente la seconda ambulanza: se non ci fosse la seconda uscita il territorio sarebbe privo di mezzi fino alle 22, quando arriverà l’equipe per la notte» commenta la sindaca, osservando che due autoambulanze autonome in termini di personale «sono una questione di vita o di morte per chi vuol continuare a vivere in Val d’Ansiei, nell’Oltrepiave».

Invece, «il bando di privatizzazione del Ppi di Auronzo e dell’emergenza non garantisce questa condizione, perché prevede il personale necessario solo per un’uscita». Non ci sono dubbi, per Pais Becher: la lotta allo spopolamento passa anche di qui. Tutti, nei commenti, le danno ragione. E invitano alla mobilitazione. Residenti e villeggianti.

«Questa è una battaglia sacrosanta» condivide, infatti, Isidoro Gottardo, già parlamentare di Fi ed ex assessore regionale del Fvg. C’è perfino chi ripropone la storica protesta sul Ponte Cadore, contro la chiusura dell’ospedale di Auronzo.

Rasi Caldogno, direttore generale dell’Usl1, legge il post sabato notte ed è immediata la sua risposta: per rassicurare. Dice che il Suem 118 è provvisto di tutti i mezzi necessari e che interviene “nei tempi stabiliti”, magari anche con l’elicottero.

Perché, dunque, rinunciare in futuro alla seconda autoambulanza con personale sanitario? Perché – spiega il direttore – svolge per il 90% dell’attività trasporti secondari cioè non urgenti e non di emergenza ma per trasferimenti da un ospedale all’altro. Secondo le statistiche, capita solo 2 volte all’anno l’uscita contemporanea dei mezzi di Auronzo per emergenza. In base all’organizzazione e alle valutazioni della Centrale Operativa la seconda uscita può essere garantita dall’ambulanza di Pieve nei tempi previsti per una puntuale risposta alle emergenze (20 minuti).

Rasi Caldogno precisa, poi, che il bando per il PPI di Auronzo prevede una esternalizzazione del servizio e non una privatizzazione ed è dettato dalla nota carenza di medici di emergenza urgenza specializzati disponibili a lavorare nelle nostre zone.

Tra l’altro, il recupero del personale aziendale del PPI di Auronzo (che sarebbe sostituito dal personale esternalizzato) consentirebbe l’organizzazione di un mezzo aggiuntivo esclusivo per i trasporti secondari e il potenziamento dell’offerta nei periodi di maggior afflusso turistico. Rasi Caldogno fa comunque una concessione: «Come ribadito dall’assessore Lanzarin, qualora cambiassero le condizioni si potrebbero valutare altre opzioni». In ogni caso, conclude, la Regione e l’Usl Dolomiti stanno perseguendo ogni soluzione possibile per mantenere i servizi in montagna. —

Francesco Dal Mas

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