Bottacin (Provincia di Belluno): "Le prefettura vanno abolite"

I prefetti? «Io li abolirei». Gianpaolo Bottacin, lancia questo avvertimento all'incontro della protezione civile sul tema dei boati in Fadalto
Gianpaolo Bottacin
Gianpaolo Bottacin
BELLUNO.
I prefetti? «Io li abolirei». Con il sorriso sulla bocca, ma con un tono piuttosto deciso, che non ammette tentennamenti, il presidente della Provincia, Gianpaolo Bottacin, scende a Santa Lucia di Piave, vicino a Conegliano, per lanciare questo avvertimento da un consesso, fra l’altro, al di sopra di ogni sospetto, quello della prima esposizione della Protezione civile. A tema i boati del Fadalto con le microscosse ed i terremoti veri tra l’Alpago e Vittorio Veneto.

«I volontari sono bravissimi - testimonia il governatore della Provincia - i prefetti no, soprattutto quando prendono decisioni senza tener conto della realtà, senza conoscere il territorio». Fa riferimento esplicito, il presidente, l’evacuazione di 200 persone a Borca, decisa dall’allora prefetto, costringendo il Comune, la Provincia, il volontariato e le forze dell’ordine alla soluzione di un problema che Bottacin riteneva allora risolvibile senza un così grave trauma come quello di trasferire di casa anche anziani, disabili, persone fragile, magari non autosufficienti. Fa questo riferimento, il presidente, per spiegare il motivo per cui è contrario all’evacuazione in Alpago.

«L’anno scorso ci sono state 10 scosse di terremoto autentico, quello tettonico. Avremmo forse dovuto evacuare la popolazione 10 volte? E per portarla dove? E per trattenerla fuori casa per quanto tempo».

Al termine del convegno avviciniamo il presidente: «Sì», ci risponde tranquillamente. «Io sono da sempre convinto che le prefetture andrebbero abolite. Il coordinamento della protezione civile è già in capo alla Provincia, la sicurezza e l’ordine pubblico dovrebbero essere consegnati alla Questura». Dal palco della Fiera di Santa Lucia Bottacin ha annotato che i prefetti si fermano in media due o tre anni e che, al di là della loro disponibilità e buona volontà, «in così poco tempo non possono rendersi conto di quanto esiste sul territorio e delle sue problematicità». In provincia insistono 5 mila frane, se fosse per talune teorie prefettizie «noi dovremmo essere una provincia perennemente evacuata». E ancora: Chies d’Alpago non dovrebbe più esistere, perché è il Comune della Regione con il più alto rischio di sismicità (Tambre è il secondo), ed ha alle spalle la frana più grande d’Europa. E sarebbe sufficiente questa situazione - ha insistito Bottacin, rivolto a Roberto Tonellato, capo della Protezione civile, anche lui relatore al convegno - perché «la Regione ci desse qualche risposta in più sul piano delle risorse». A cominciare da quelle necessarie all’ adeguamento antisismico sia degli edifici pubblici che delle case private. E’ o no l’Alpago - si è ancora chiesto il presidente - l’area di maggiore concentrazione di terremoti, da anni fortunatamente non più elevati del terzo grado della Richter? A questo proposito il presidente dà ragione a chi sostiene che la scossa del Iº aprile è stata non di magnitudo 2.4, ma di 2.9. E Alberto Baglioni, geologo della Regione, pure lui con relazione al convegno, ha osservato che il punto 2.9 è di cinque volte superiore al 2.4. Da quando si sono rivelate le scosse, i veri terremoti, secondo Baglioni, sono stati 2.

Bottacin ha subito replicato: no, sono stati 3 in Alpago e altri 3 a Belluno e dintorni, il 23 gennaio. «E questo dimostra che l’attività sismica, nella Conca, è normale, con essa ci dobbiamo convivere. E senza arrivare alle evacuazioni». Magari anche senza i prefetti? «Proprio così. Il vertice seguito alla scossa del Iº aprile, a Farra d’Alpago, l’ho presieduto io e non c’è stata nessuna evacuazione».

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