Botte all’amante della moglie in due a processo
COMELICO. Stava amoreggiando con l’amante in auto, nel parcheggio del cimitero, quando è stata beccata non solo dal marito, ma anche dal figlio. Due uomini, A.F. e G.F., sono a processo con le accuse di violenza privata e lesioni personali ai danni di un terzo uomo che la sera del 29 novembre 2009 se la vide proprio brutta. Ieri il processo è stato rinviato, per la discussione e la sentenza, al 13 novembre.
Il rapporto tra i coniugi era in crisi da tempo e il marito sospettava che la moglie avesse un altro, ma per esserne sicuro decise di seguirla. Nell’“indagine” decise di farsi accompagnare dal figlio, ormai grande, e il pedinamento si concluse nel parcheggio del cimitero di Padola. I due amanti avevano scelto quel luogo per appartarsi e rimanere un po’ da soli, ma la loro intimità fu interrotta bruscamente.
Padre e figlio (entrambi difesi dall’avvocato Giorgio Gasperin) arrivarono al parcheggio e piazzarono la loro auto dietro a quella dei due amanti, in modo da impedire la fuga, visto che il muso della macchina era contro il muro. A quel punto tutto si svolse repentinamente. Il padre scese dalla sua macchina, corse ad aprire la porta dell’amante della moglie, strappò le chiavi dal cruscotto con tale violenza da danneggiare il pannello e poi iniziò a picchiare.
L’amante, D.Z., si difese e restituì qualche colpo, tanto che le querele sono state reciproche con giudizio davanti al giudice di pace a carico di quello che nell’attuale procedimento è la parte offesa.
Ieri l’uomo ha ritirato la querela per le lesioni, ma la violenza privata (consistita nell’aver bloccato la macchina e tolto le chiavi dal cruscotto) si procede d’ufficio e quindi il processo, davanti al giudice Cristina Cittolin, pubblico ministero di udienza Sandra Rossi, dovrà arrivare alla sentenza che dovrebbe essere pronunciata alla prossima udienza già fissata per il mese di novembre. La difesa punterà sulle attenuanti, tra le quali non mancherà lo stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui. Perché si tratta pur sempre di corna.
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