Botte per i brutti voti e le amicizie sgradite
Un padre di famiglia è a processo per abuso di mezzi di correzione sulla figlia. I lividi visti a scuola
- La ragazza sosteneva di esser stata stuprata
DESTRA PIAVE. Botte per i brutti voti a scuola. Ma anche a causa degli amici che non piacevano a papà o perché le scappava qualche bugia. I lividi sul corpo di un’adolescente, che all’epoca dei fatti contestati aveva al massimo 15 anni, hanno portato a processo il padre per abuso di mezzi di correzione. Su richiesta di un testimone dell’accusa, nella sua veste di polizia giudiziaria, il processo di fronte al giudice Feletto e al pubblico ministero Rossi si è svolto a porte chiuse. Fuori tutti, tranne il carabiniere di servizio.
I testimoni citati hanno reso la loro deposizione e, naturalmente, non si sa cosa abbiano detto, anche al difensore Mezzacasa.
Si sa soltanto che l’istruttoria dibattimentale si è chiusa e il tribunale ha rinviato al 6 novembre per la discussione e la sentenza di primo grado. Le accuse erano emerse già in fase di udienza preliminare.
La procura della Repubblica contesta all’imputato l’abuso in almeno sei o sette casi dei mezzi di educazione e correzione, perché picchiava spesso e con eccessiva forza la figlia che viveva con lui. Si era parlato di violenti schiaffi al viso e colpi alle gambe e alla schiena, perché la ragazza portava a casa brutti voti da scuola, frequentava ragazzi sgraditi non si sa di preciso per quale motivo e raccontava qualche frottola.
La giovane frequentava il proprio istituto scolastico e devono essere stati i compagni di classe ad accorgersi degli effetti delle percosse domestiche. La segnalazione è arrivata in procura della Repubblica dal dirigente scolastico e, nel corso delle indagini preliminari, sono stati ascoltati gli altri ragazzi della classe. La stessa vittima è stata sentita in audizione protetta e, alla presenza di uno psicologico. Tutti le deposizioni sono finite nel fascicolo del pubblico ministero e hanno costituito l’argomento delle sue domande ai testimoni.
Il giudice ha dichiarato chiuso il dibattimento, salvo rinviare ai primi di novembre, quando il pubblico ministero chiuderà la propria requisitoria presumibilmente con una richiesta di condanna, il difensore farà l’arringa chiedendo l’assoluzione e Feletto si chiuderà in camera di consiglio, per elaborare la sentenza, con eventuali motivazioni contestuali. Non è stato chiarito il motivo per cui la stampa non è stata ammessa in aula, al di là della minore età della parte offesa, che sarebbe stata in ogni caso tutelata dall’anonimato, omettendo il nome dell’imputato.
Gigi Sosso
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