Bozza: «Non serve a nulla l’app “Sanità KmZero”»

Il medico di base di Borca e Vodo: «È pensata soprattutto per i pazienti cronici Sono persone tra i 60 e gli 80 anni, molti non hanno neppure lo smartphone»

CORTINA/CADORE. «Perché continuare a buttare via soldi in burocrazia e non investire in quelli che fanno la Sanità, cioè i medici?».

Con questa domanda il dottor Enzo Bozza, medico di base di Borca e Vodo, sottolinea l’inutilità della nuova App “Sanità KmZero”, recentemente promossa dalla Regione.

L’applicazione serve principalmente per ricevere le ricette farmaceutiche direttamente sul proprio smartphone e andare così in farmacia senza il promemoria cartaceo; ma ha anche altre utilità, come ad esempio la possibilità del rinnovo della ricetta. Secondo Bozza, però, è solo una “genialata” amministrativa.

«Nella realtà quotidiana non serve», ammette Bozza, «è una genialata ad opera dell’Arsenal che gestisce le procedure informatiche della nostra Usl, da Venezia. I tecnici informatici sviluppano i loro progetti sanitari, senza mai consultare coloro che un po’ di sanità la conoscono, ossia i medici; e già questo la dice lunga. Un medico qualunque che lavora sul territorio, se fosse stato chiamato per un dare un parere sulla App, avrebbe detto: la ricettazione ripetitiva per cui tanti si recano in ambulatorio è una richiesta dei cronici. Fascia di età tra i 60 e gli 80 anni. Ovvero si tratta delle persone con meno dimestichezza con le App; e quasi tutte non hanno neanche uno smartphone, ma quei cellulari di vecchia generazione con tasti grandi e suoneria da apocalisse per problemi di udito e cataratta. I più allenati ed esperti con lo smartphone, poiché navigatori con i social e le App, sono quelli tra 15 e i 40 anni; ovvero quelli che vedi raramente in ambulatorio e che non necessitano di ricette ripetitive perché, grazie alla beata gioventù, non conoscono fortunatamente le patologie croniche della terza età».

Il paziente che ha bisogno di continue ricette, secondo Bozza, deve recarsi comunque in ambulatorio, perché la prescrizione diventa un’occasione per i necessari controlli che il medico deve effettuare per le cronicità di cui è affetto il paziente e per il necessario monitoraggio del suo stato di salute. Perciò il paziente deve comunque recarsi in ambulatorio e poi in farmacia a ritirare le eventuali medicine prescritte.

«La pura e semplice prescrizione ripetitiva viene spesso richiesta dai figli», spiega Bozza, «che forniscono al medico una mail e questi, col proprio software, invia le ricette; una procedura consolidata per tantissimi pazienti, basta un indirizzo di posta elettronica, non una App. E poi, stupisce che non si sappia nulla della “ricetta dematerializzata” , il foglio di carta consegnato al paziente doveva sparire: la prescrizione finiva sul computer delle farmacie e lì si poteva ritirare il farmaco. Come già in atto in Trentino da due anni, ormai. Loro hanno capito il senso dell’aggettivo “dematerializzata” . Questa era una bellissima idea, il paziente ti telefonava dicendoti: dottore, ho finite le mie pastiglie per la pressione. Con due clic prescrivevi, il paziente andava in farmacia e ritirava la sua scatoletta. In Veneto», conclude Bozza, «si è preferito realizzare una App KmZero, giochino virtuale per pochi ma molto utile alla ditta informatica che la produce».

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