Bruciò l’auto della ex: limanese condannato

L’incendio appiccato a Santa Giustina aveva coinvolto altre due vetture. Il movente era passionale
LIMANA. Incendiò la macchina della ex. Il limanese Paolo De Pellegrin è stato condannato a due anni in abbreviato per incendio doloso dal giudice per le udienze preliminari Sgubbi. Il 49enne è stato riconosciuto colpevole dell’incendio doloso che il 13 febbraio 2016 a Santa Giustina distrusse non solo l’auto della donna che l’aveva respinto, ma anche due macchine di persone che non c’entravano niente con la loro storia d’amore finita, oltre a varie biciclette, un motorino, un quad, un decespugliatore e altro materiale, tra cui una scorta di pellets per l’inverno.

Insieme all’avvocato Sperandio, l’uomo aveva scelto di essere giudicato secondo il rito abbreviato condizionato all’audizione proprio della ex e, di fronte a questo, le quattro parti offese avevano deciso di ritirare la costituzione di parte civile, preferendo rivalersi in sede civile con il legale trevigiano Capraro. La richiesta di risarcimento cambia soltanto posto.

De Pellegrin ha dato fuoco a un fabbricato in legno adibito ad autorimessa collocato al numero 31 di via Santa Margherita, nella frazione di Sartena, Verso le 23 le fiamme si sono sviluppate molto alla svelta, probabilmente favorite anche da un accelerante, avvolgendo le tre auto: una Opel Corsa e una Peugeot 206 parcheggiate sotto la tettoia e una Volkswagen Touran lasciata appena fuori dalla rimessa. L’obiettivo principale era la Opel di proprietà della donna per la quale De Pellegrin continuava a provare un sentimento non più corrisposto.

Nel corso delle indagini erano state utilizzate delle intercettazioni telefoniche, nelle quali era emerso che due giorni prima i due avevano avuto una discussione, proprio a proposito della gelosia di lui. Inoltre la vettura dei De Pellegrin è stata vista dalle telecamere della videosorveglianza in direzione Santa Giustina.

Gli investigatori non avevano mai avuto dubbi sull’ipotesi dell’incendio doloso: il ricovero con la copertura in legno non era collegato alla rete elettrica e non erano stati trovati elementi tali da far pensare a un innesco accidentale o a un guasto meccanico. Semmai c’era il pericolo che le fiamme raggiungessero dei bomboloni interrati e carichi di gas propano liquido: merito dei vigili del fuoco se questo non era successo e il rogo era stato circoscritto in tempo.

Il movente era parso molto presto passionale. Nell’udienza di ieri mattina è stata ascoltata la donna e non c’è stato bisogno di sentire altri testimoni, ma tutto si è svolto sulle carte del pubblico ministero Gallego, che ha chiesto la condanna dell’imputato, tenuto conto dello sconto previsto dal rito alternativo, ritenendo provata la sua responsabilità penale. In camera di consiglio il difensore ha fatto quello che poteva e, in definitiva, il gup ha sentenziato due anni.

Gigi Sosso

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