Brunetta a CortinaIncontra: «Le Province restano»

Lui vorrebbe invece unificare i piccoli comuni: «Ma non si può fare»
CORTINA. Bellunesi, tranquilli: la Provincia non verrà mai abolita. Parola di Renato Brunetta, contrarissimo a tenere in piedi questi enti. Ma il ministro della pubblica amministrazione è realista, e dal palco di "CortinaIncontra" fa tirare un sospiro di sollievo ai leghisti e a quanti altri (non tanti, per la verità) non vogliono rinunciare all'ente intermedio. «Se si potesse dire "da domani via le Province" ci sarebbe la rivoluzione», risponde a Enrico Cisnetto che lo intervista, per il primo appuntamento di questa stagione estiva. Lui sarebbe - e lo dice - anche per l'unificazione dei Comuni sotto i 5 mila abitanti, la gran parte di quelli bellunesi. Ma ammette che pure questa prospettiva non è praticabile. Tuttavia - insiste - bisognerebbe rendere obbligatorio l'accorpamento dei servizi. Obbligatorio, si badi, non facoltativo. E poi la riduzione anche del numero delle regioni; via quelle al di sotto dei 3-4 milioni di abitanti. Il primo incontro all'AudiPalace viene aperto dall'Inno d'Italia suonato dal Corpo bandistico di Cortina e cantato dal pubblico che affolla la tensostruttura. Poi, coccarda tricolore al petto, Cisnetto e Brunetta duettano in un confronto senza risparmio di domande e risposte. «Sto bene dove sto» afferma il ministro quando gli viene chiesto se sostituirà Alfano. «Ma sono un soldato» aggiunge, all'insistenza di Cisnetto. Come dire: obbedisco. Pollice verso per il decentramento dei ministeri: a rappresentare perifericamente il governo - sostiene Brunetta - ci sono già le prefetture. E all'indirizzo della Lega le stoccate sono più d'una, come quando il ministro rileva che il Carroccio non è affatto in fasce ascendente. Il titolare della pubblica amministrazione e dell' innovazione scruta il numeroso pubblico (sua moglie, Titti, in prima fila, gli lancerà dei baci quando Renato ricorda il recente matrimonio e replica alle critiche di - precisa - non più di 33 contestatori) e legge nei volti la diffidenza verso la casta. Ecco allora che anticipa: «E' pronto il Decreto del presidente del consiglio dei ministri che dimezzerà le auto blu». Che sono 86 mila, di cui circa 9 mila per gli eletti. Andrea Franceschi, il sindaco, ascolta interessato dalle prime poltroncine. Brunetta gli chiede se Cortina ha ancora un'auto blu, come l'anno scorso. Franceschi risponde di no. Il ministro gli consiglia, quando ne ha necessità, di prenderla in affitto. Tagli. E ancora tagli, dunque. «In 3 anni sono riuscito a ridurre di 200 mila unità il numero dei dipendenti pubblici - fa sapere - e a contrarre l'assenteismo del 35%». Gli anti-casta non sono ancora soddisfatti. «Se rimarrò al mio posto, e spero di rimanere al mio posto, parificherò stipendi di politici, prefetti, capi della polizia e grandi papaveri a quelli dei loro pari grado europei», aggiunge Brunetta. L'applauso è assicurato. E senza riserve, puntualizza: «Fra 2 anni potremo perdere le elezioni, ma siamo orgogliosi di aver salvato l'Italia dal mare burrascoso della crisi», anche con questa manovra, ancorché sia "criticabilissima".

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