“Brusa la vecia”, la tradizione è a rischio

L’allarme del responsabile del gruppo di protezione civile “Monte Peron”: «I forestali non rilasciano le autorizzazioni»
Di Alessia Forzin
- Il rogo del Brusa la Vecia che si e' svolto a Reveane
- Il rogo del Brusa la Vecia che si e' svolto a Reveane

SEDICO. La legge mette a rischio le tradizioni popolari. Quella che si trova sulla graticola è il “brusa la vecia”, manifestazione antica ma ancora attuale, sentita in tutta la provincia, dove si organizzano roghi anche piuttosto spettacolari.

Una tradizione popolare, che piace agli adulti e ai bambini, ma che quest'anno rischia di andare a sbattere contro una normativa datata 2006, che considera rifiuto il materiale con cui sono realizzati i fantocci, se superiore al metro cubo, quindi non smaltibile con un falò.

L'allarme arriva dal responsabile del gruppo di Protezione civile Monte Peron Adriano Marcolin: «Mi è arrivata una lettera dai Servizi forestali regionali, nella quale si dice che quest'anno non rilasciano autorizzazioni per bruciamenti di quantità superiore al metro cubo», spiega. «Quantità superiori rientrano nella legge 152/2006».

Nota anche come testo unico per l'ambiente, la legge in questione considera i residui da potatura e da lavori agricoli e forestali in generale dei rifiuti, che vanno smaltiti e che non possono essere bruciati. Il fumo che si leva dai falò è considerato dannoso per la salute, e le direttive europee sulle emissioni in atmosfera sono molto rigide in tal senso.

«Non so come comportarmi, perchè come gruppo di protezione civile abbiamo sempre fatto servizio di assistenza alla manifestazione del Mas, ma quest'anno ho dovuto dire che non potremo garantirlo. Se la legge vieta questi falò....».

E le associazioni come devono comportarsi, quindi? Se organizzano queste manifestazioni lo fanno a loro rischio e pericolo, perché in caso di controlli si rischia una forte sanzione.

Marcolin è rammaricato, altrettanto lo è il vicesindaco di Sedico Roberto Maraga: «Qua si mettono in gioco le tradizioni popolari, è assurdo», lamenta. «Noi come Comune non possiamo rilasciare autorizzazioni, non spetta a noi. Se i materiali con cui vengono fatte le vecie sono considerati “rifiuti”, non possiamo derogare alla normativa, concedendo la possibilità di fare i falò. Spiace perchè le squadre di protezione civile e dei volontari antincendio boschivo hanno sempre fatto servizio, garantendo che le manifestazioni si svolgessero senza nessun pericolo per le persone, sono personale formato e competente».

Senza dimenticare che in provincia vige l’assoluto divieto di accendere fuochi, vista la siccità imperante. Un rebus, quindi: la tradizione di “brusa la vecia” è a forte rischio.

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