Budel, sentinella delle Dolomiti: "Nemmeno Vaia ci ha fermato"

Da pochi giorni ha pubblicato un libro autobiografico nel quale racconta la sua scelta di vivere in cima alla Marmolada

MARMOLADA

Sempre più persone vogliono arrivare in cima alla Marmolada per conoscere Carlo Budel, l’uomo del ghiacciaio, alla seconda stagione come gestore della capanna di Punta Penia, che con il suo libro uscito pochi giorni fa ha raccontato del suo cambio di vita radicale, dagli eccessi alla voglia di pace e tranquillità.

Un’evoluzione in cui molti vedono un bel esempio di vita e che per altri è la riconferma della grandiosità di un animo mite che, lasciata la vecchia vita e il lavoro ventennale in fabbrica, ha ritrovato la propria strada grazie all’amore per le montagne.

«Raggiungere il punto più alto della Marmolada, la regina delle Dolomiti, ti dà una scarica di adrenalina. Viverci, in solitudine, per cento giorni di seguito, è un’esperienza che ti cambia la vita», racconta Carlo, «è capitato che arrivassero persone che avevano letto il mio libro per dirmi che sono un esempio da seguire e questo mi ha fatto davvero tanto piacere».

A 42 anni, Carlo Budel decide di lasciare un lavoro sicuro, a tempo indeterminato, alla cartiera di Santa Giustina, perché non sopporta più la routine quotidiana, né il pensiero che i giorni della settimana siano uno uguale all’altro, senza sorprese, senza emozioni. Sulle montagne, Carlo trova la sua strada. Scopre per caso che stanno cercando un gestore per la capanna Punta Penia, il rifugio più alto delle Dolomiti e sente che è quello il suo destino: diventare “la sentinella delle Dolomiti”.

«A chi piacciono le montagne, stare più in alto di tutti, a 3. 343 metri, e vedere Pelmo, Civetta e Antelao più in basso vuol dire stare su un altro pianeta, dove si può ancora trovare la pace. Il problema è quando torno a fine stagione e rientro nella routine e nello stress della vita quotidiana».

Carlo, originario di San Gregorio delle Alpi, è diventato una star sui social grazie ai suoi racconti quotidiani dalla Marmolada e gli arrivi sono cresciuti a dismisura dopo che ha cominciato a mostrare online la sua vita in quella capanna costruita con i resti delle baracche austriache della Grande Guerra, rifugio in un mondo a sé, dove la temperatura fatica a salire sopra lo zero anche in estate.

«In tanti arrivano per farsi una foto con me o per comprare il libro e avere una dedica. Su Facebook ho raggiunto il limite di amicizie possibili e non mi piace gestire una pagina, quindi chiedo a chi vuole seguirmi di farlo su Instagram che è ancora libero. Oppure sul gruppo Facebook “DoloMitici! ”, dove posto spesso i miei video».

Il libro di Budel, “La sentinella delle Dolomiti. La mia vita sulla Marmolada a 3.343 m d’altitudine”, edizioni Ediciclo, parla della sua vita, dei momenti belli, ma anche di quelli brutti, che assieme lo hanno portato a quello che è oggi e alla sua decisione di lasciare tutto per vivere di montagna: «Chi già mi conosceva di persona sapeva dei miei trascorsi turbolenti e le difficoltà che ho attraversato, ma chi ha cominciato a seguirmi solo sui social ha scoperto dal libro questo mio cambio di vita e in tanti mi hanno scritto di aver passato crisi simili, nella vita privata o sul lavoro e mi hanno detto che la mia storia è un esempio da seguire per reagire. Questo mi fa tanto piacere».

Carlo è alla seconda esperienza stagionale a Punta Penia e quest’anno sembrava che l’apertura fosse a rischio a causa dei danni causati da Vaia al rifugio: «Quando siamo arrivati su per preparare la capanna per l’apertura della stagione abbiamo trovato il tetto divelto e tutti i vetri sfondati. In più, tra aprile e maggio sono caduti cinque metri di neve e ci siamo trovati in giugno a dover lavorare in condizioni molto dure. Io, mio fratello Omar e Aurelio Soraruf, proprietario della capanna e del rifugio Castiglioni, siamo venuti su in elicottero con le pale e l’attrezzatura per sistemare i danni. Tutti ci davano per spacciati, invece il 20 giugno abbiamo aperto».

Grazie a questa impresa, oggi, chi arriva a Punta Penia può godere degli strudel e dell’accoglienza di Carlo, ma soprattutto degli incredibili colori di tramonti e albe dalla regina della Dolomiti. Salire fin lassù, però, non è impresa per tutti e il consiglio di Carlo è uno solo: «Trovate una guida alpina che mi conosca, ce ne sono tante, e chiedete di accompagnarvi a Punta Penia. Passerete una giornata bellissima senza correre rischi inutili. Per pernottare, invece, è importante prenotare al rifugio Castiglioni». –


 

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