Bufera su Confindustria a Belluno: Angelo Caneve a giudizio per falso

Secondo l'accusa avrebbe alterato una scrittura privata di Vascellari
A sinistra Angelo Caneve a destra Valentino Vascellari
A sinistra Angelo Caneve a destra Valentino Vascellari
BELLUNO.
Il documento che secondo qualcuno ha scatenato il putiferio in Confindustria potrebbe essere un tarocco. Il giudice delle udienze preliminari Aldo Giancotti ha respinto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Massimo De Bortoli, disponendo un'imputazione coatta nei confronti di Angelo Caneve, presidente di En&En, che si trova accusato di falso in scrittura privata.

Questo significa che l'ingegnere - una volta che il pm riformulerà il capo d'imputazione - sarà rinviato a giudizio.

La questione è delicata e affonda le sue radici nella querelle iniziata esattamente un anno fa e che ha gettato la Confindustria bellunese in un'atmosfera dai lunghi coltelli. In pratica, Caneve è accusato di aver alterato una scrittura privata appartenente al presidente degli industriali Valentino Vascellari, che esattamente un anno fa aveva chiesto il sequestro delle sue azioni proprio in En&En, società della quale era stato, fino a poco prima, presidente.

L'azione di sequestro era stata respinta sia dal giudice monocratico che da quello collegiale. Un doppio boccone amaro per il presidente degli Industriali, che in aprile segnalò agli inquirenti il presunto "falso".

Si tratta di uno schizzo di Vascellari, dove di fatto si illustra un possibile assetto di mercato di En&En, eventuali alleanze e partecipazioni. A questo scritto, secondo l'accusa, sarebbero stati aggiunti dei particolari proprio per mano di Caneve, difeso in giudizio dall'avvocato Daniela Tonion.

L'aggiunta consisterebbe in uno schema dove si descrive un'opa - un'offerta pubblico di acquisto - e alcuni tratteggi tra le "scatole" disegnate da Vascellari, assistito in giudizio dall'avvocato bolognese Alessandro Melchionda e dal bellunese Massimiliano Paniz.

«Quel documento», ricorda lo stesso Caneve, «era agli atti del giudice in due procedimenti diversi. In entrambi Vascellari è stato soccombente».

Per Caneve non c'è alcun documento "falso": «Sono sereno», dice, «quello scritto era regolare».

Se per la difesa si tratta di uno "schizzo" insignificante - che non avrebbe quindi influito sull'esito dei procedimenti civili - per i legali di Vascellari la questione è fondante. Senza quel documento la richiesta di sequestro del presidente di Confindustria non sarebbe stata respinta, come invece è successo.

Il controverso capitolo giudiziario si apre a poco meno di un mese dall'elezione del nuovo presidente di Confindustria Belluno Dolomiti. Il mandato di Vascellari è infatti agli sgoccioli. Non si escludono colpi di scena pseudo-natalizi.

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