Bus al cancello e nessuno ha visto

Quattro dipendenti Dolomitibus in aula ma non si sa il colpevole

FELTRE. Sabotaggio Dolomitibus: nessuno ha visto chi ha messo la corriera davanti al cancello. Né l’ex direttore Pietro Da Rolt né il carabiniere della Compagnia di Feltre, che è arrivato sul posto quando l’agitazione era già cominciata, parallelamente a quella più pesante e con un numero superiore di indagati al deposito di Belluno. I quattro dipendenti dell’azienda di trasporto Renato Marchet, Claudio Tonin, Daniele Conz e Danilo Dal Zotto sono a processo per interruzione di pubblico servizio e sono difesi dagli avvocati Righetti, Pregaglia e Antinucci.

Un solo reato contestato, dopo che sette colleghi di Belluno sono stati assolti in abbreviato e dovevano rispondere di cinque reati: dal al danneggiamento dell’autobus nero parcheggiato sul cancello del deposito di via Col da Ren al furto aggravato delle chiavi. Ne rimangono sei a processo. Da Rolt ha raccontato quello che sapeva dal suo osservatorio bellunese, ricordando che la mattina del 24 gennaio 2014 l’azienda si era preoccupata di avvertire le ditte interessate che i rispettivi lavoratori erano rimasti a piedi: da Luxottica a Safilo, solo per citare due tra le più importanti. E aveva preso contatto con i giornali e le radio locali, affinché diffondessero la notizia della manifestazione in corso e dei suoi inevitabili effetti sull’utenza.

Non era poi tanto difficile spostare quel pullman e piazzarlo davanti al cancello, affinché quella mattina non ne uscisse nemmeno uno e il servizio rimanesse inesorabilmente paralizzato: quando i mezzi sono in deposito, la chiave dell’accensione è vicino al cruscotto. Non è necessario mettersi a cercarla. I testimoni dell’accusa sono finiti, e una delle poche certezze è il disagio provocato a lavoratori e studenti. A partire dall’11 dicembre, sfileranno quelli della difesa. (g.s.)

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