«Bus de la lum, furono trovati i resti di 28 corpi, non di 300»

L’Anpi con Marco Bortoluzzi puntualizza i fatti storici all’indomani della idea di Zaia di invitare Mattarella: «Luogo da rispettare senza fare speculazioni»
Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse25-04-2019 Vittorio Veneto - ItaliaPoliticaIl Presidente Sergio Mattarella a Vittorio Veneto,in occasione del 74° anniversario della Liberazione.DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE
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La proposta del presidente della Regione, Luca Zaia, di portare il Presidente della Repubblica sulla “nostra foiba” del Bus de la lum, ha colto di sorpresa l’Anpi e primo fra tutti Marco Bortoluzzi di Tambre, che si prende cura del monumento alla Resistenza in Cansiglio.

«Nulla da ridire sulla raccomandazione del presidente di rispettare quel luogo, come peraltro l’area del nostro monumento, ma» mette le mani avanti Bortoluzzi «non vorrei che ricominciasse la ridda di voci sui morti che là dentro sarebbero stati infoibati».

Bortoluzzi ricorda che 28 furono i corpi ricuperati, a seguito della ricerca affidata ad un gruppo speleologica, e non 300 o peggio 500 come asseriscono presunti studiosi. Quei poveri resti furono poi inumati nel cimitero di Caneva.

«A Caneva», spiega «perché il Bus de la lum appartiene a quel Comune, quindi al Friuli Venezia Giulia, non quindi al Veneto». Il confine col Veneto, peraltro, è distante solo pochi metri. E dal Veneto si accede per recarsi all’inghiottito.

È evidente che il presidente Zaia ne parlerà con il collega Massimiliano Fedriga, governatore del Fvg. E che la sistemazione del luogo sarà a cura degli enti strumentali delle due Regioni.

Bortoluzzi ricorda quando il suo parroco, don Corinno Mares, morto nel 2006, molto vicino alle famiglie di coloro che vennero gettati nel “bus de la lum”, decise di far erige una grande croce in ferro, alta tre metri, per ricordare i caduti.

«Fu lui stesso a pagarla. E noi, come risposta, a ricordo dei nostri morti, decidemmo di realizzare il monumento al centro della piana del Cansiglio. Ma ci fu sempre rispetto reciproco. Altri, invece, provvidero ad inscenare inaccettabili provocazioni».

Nulla ha l’Anpi contro la proposta di Zaia di far rispettare quell’area monumentale rispetto ai pic nic che vi si svolgono.

«Però la dignità di quelle vittime di atti che non possiamo che condannare, anche se vanno compresi nel clima della guerra, non dev’essere strumentalizzata contro la resistenza e i suoi valori. È dalla Lotta di Liberazione che derivano la nostra libertà e la democrazia».

Chiara Marangon, presidente dell’Anpi di Vittorio Veneto, anticipa che il problema sarà all’esame, nei prossimi giorni, dell’Anpi provinciale di Treviso.

E conferma che Pierpaolo Brescacin, direttore dell’Isrev di Vittorio Veneto, darà presto alle stampe uno studio su quanto accadde nella grotta del bus de la lum.

«Di sicuro là dentro non finirono persone vive» sostiene Bortoluzzi.

«Vi furono sepolti i fucilati, dopo essere stati condannati magari per tradimento. È il caso, ad esempio, di un compaesano che si travestì da frate per raggiungere un giorno i partigiani acquartierati in Val Palantina e per portarvi, poco dopo, i tedeschi che uccisero alcuni dei resistenti. Quel “frate” venne riconosciuto e condannato. Lo portarono purtroppo in Cansiglio, dove lo fucilarono. Dico purtroppo perché ci sono episodi senz’altro da condannare, magari ascrivibili a persone senza arte né parte. Il valore della Resistenza, lo ripeto, rimane comunque intangibile». —

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