Buste di plastica, caos per l'addio

Gli stessi commercianti non sanno di preciso come attuare la norma
Alcune buste di plastica della spesa che non sono più commerciabili
Alcune buste di plastica della spesa che non sono più commerciabili

BELLUNO.
Si apre all'insegna del caos il 2011 del commercio. A finire nel mirino di negozianti e consumatori è la norma che prevede il divieto di utilizzo di borse di plastica in pcv non riciclabile.

Se gli utenti non hanno ancora capito se potranno o meno usare le buste che sono rimaste a casa, la confusione regna sovrana anche tra gli stessi commercianti bellunesi.

Da un lato l'Ascom avverte che nel decreto Milleproghe è contenuta la direttiva del ministro Prestigiacomo che sottolinea come le residue borse di plastica debbano essere consegnate dai commercianti gratuitamente ai clienti; dall'altro gli stessi negozianti non ne sanno nulla: così, c'è chi continua a vendere le buste dietro il pagamento di alcuni centesimi e chi invece attende indicazioni dall'alto.

«Si tratta del solito pastrocchio all'italiana», commenta Luca Dal Poz, direttore dell'Ascom di Belluno, «fino al 30 dicembre non si sapeva ancora se questa norma sarebbe andata in vigore. Con queste incertezze molti commercianti, grossisti e produttori hanno continuato a commercializzare le buste in plastica. Ora, invece, dalla sera alla mattina (visto che di mezzo c'erano le feste di capodanno) bisogna passare alla nuova norma. Lo si deve fare perchè c'è una legge, una legge che, introdotta con queste tempistiche, ha creato soltanto una grande confusione».

E la confusione è davvero tanta. All'Eurospar di viale Europa il responsabile confessa che ancora non sa cosa fare. «Ho portato via le buste vecchie e messo quelle nuove, ma non sappiamo ancora niente circa la possibilità di cedere quelle vecchie a titolo gratuito». Dello stesso avviso Renato Vignato, del gruppo d'acquito Crai. «Siamo all'immobilismo assoluto: se da un lato c'è il divieto di venderle, dall'altro non sono ancora arrivate le borse nuove. Non abbiamo ricevuto nessuna direttiva in merito alla commercializzazione delle vecchie buste, per cui continuiamo a farle pagare, visto che quel costo era stato pensato dopo l'introduzione della tassa da pagare per i problemi di smaltimento del Pcv. Se non dobbiamo farle pagare, va tolta anche la norma precedente». «Per quanto riguarda il gruppo Crai», prosegue, «entro metà gennaio introdurremo nei nostri supermercati le borse in cellulosa di mais, che sono biodegradabili, o di carta».

Ma le buste della spesa non sono le uniche in plastica a essere utilizzate. Cosa dire, infatti, dei sacchetti che vengono usati nei supermercati per pesare frutta e verdura? Sono da cambiare o vanno bene così? E cosa dire dei contenitori e degli imballaggi dei prodotti alimentari? Anche questi sono di plastica. Sono soggetti o no alla legge?

Ogni interpretazione a questo punto è valida in assenza di una normativa chiara e di decreti attuativi che definiscano bene ogni singola questione.

Resta la bontà dello spirito che ha mosso la legge: il rispetto per l'ambiente e la creazione di una coscienza ambientale che permetta al produttore e al consumatore di utilizzare materiali riciclabili.

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