Buuh razzisti durante la partita di Auronzo, indaga la Digos

AURONZO. Mentre le telecamere di televisioni e notiziari sportivi riprendevano le gesta in campo dei giocatori di Lazio e Padova, altri obiettivi inquadravano la “partita” che si stava giocando sugli spalti del campo sportivo Rodolfo Zandegiacomo di Auronzo: erano quelli della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali (Digos) di Belluno, puntati per tutti i 90 minuti sulle “curve” occupate dai tifosi biancoscudati e biancocelesti.
Immagini che, alla luce dei ripetuti buuh razzisti rivolti dai sostenitori patavini all’attaccante laziale Keita Baldè (nato in Spagna, ma di origini senegalesi), sono ora al vaglio anche dei colleghi delle Digos di Roma e Padova per tentare di individuare i responsabili del deprecabile comportamento.
Per loro, ma solo in caso di accertato comportamento a sfondo razzista, scatterà inevitabilmente il Daspo, mentre nel caso specifico non sembrerebbero configurarsi gli estremi per far scattare sanzioni a carico della società biancorossa o limitazioni sull’accesso dei tifosi in determinati settori dello stadio, applicate di norma in caso di recidiva. Ipotesi, perché a far fede sarà comunque il referto dell’arbitro, sulla cui base sarà poi la giustizia sportiva a procedere. Il fatto che durante la partita (nella prima mezz’ora di gioco, in particolare) il direttore di gara non abbia ritenuto di adottare provvedimenti quando - in almeno quattro occasioni - i tifosi biancoscudati (nella prima frazione di gioco posizionati dietro la “loro” porta) si sono resi responsabili dei buuh razzisti, lascerebbe comunque intendere che sul suo referto tali episodi siano stati archiviati senza calcare troppo la mano.
La certezza, al momento, è che nessun tifoso è stato individuato e fermato dalle forze dell’ordine ad Auronzo, dentro o fuori dal campo sportivo, nonostante gli ululati ben distinguibili e la presenza tra le due tifoserie di un “cuscinetto” formato dalle forze dell’ordine. Dispositivo di sicurezza, quello coordinato dalla Questura bellunese, che oltre agli uomini dei reparti Digos di Belluno e Roma (con agenti specializzati sulla tifoseria laziale), contava anche su 10 poliziotti del Reparto mobile di Padova (celere) e 10 carabinieri del 4° Battaglione Veneto di Venezia specializzati in ordine pubblico, integrati da rinforzi “territoriali”, ovvero militari dell’Arma delle stazioni di Auronzo e Pieve di Cadore.
Scene ormai tristemente note quelle viste anche ad Auronzo: i buuh una volta di scherno negli stadi hanno assunto toni, ritmo e cadenza ben precisi, tali da trasformarsi negli «uh uh» rievocativi del verso delle scimmie. Razzismo al quale Keita ha risposto mostrando sul campo le sue qualità e, dopo aver propiziato il definitivo 2-1 per la Lazio, portandosi il dito davanti alla bocca per zittire i (comunque pochi) contestatori.
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