Caccia ai rapinatori di Cirvoi: riprese al setaccio

La Mobile ha acquisito le registrazioni delle telecamere. La vittima: «Avevano i jeans e uno zaino fucsia»
BELLUNO. Azione mirata e giro di quasi conoscenti: è caccia a due “ragazzi”con i capelli corti autori della rapina di Cirvoi. Il primo li aveva tirati indietro e scuri, l’altro normali ma più chiari. Erano vestiti con jeans e t-shirt i rapinatori che hanno colpito nella casa di Alba Buso a Cirvoi sabato scorso. «Uno dei due aveva i pantaloni lunghi e indossava una maglietta bianca con stampi tipo foglie, l’altro aveva dei pantaloni che gli arrivavano sotto le ginocchia, tipo pinocchietto, e una maglietta a righe scure, non so se bordeaux o marrone. Sono arrivati con uno zainetto fucsia, non grandissimo, dove tenevano guanti e fascette, che poi hanno tirato fuori all’improvviso», racconta Alba Buso.


La rapina di Cirvoi qualche giorno dopo. La polizia ha acquisito le riprese di traffico delle varie telecamere che sono piazzate lungo le strade che portano alla frazione sopra Castion: le indagini passano anche per la visione, fotogramma per fotogramma, di quelle immagini, alla ricerca di un’auto che può essere quella dei due rapinatori.


Come cercare un ago in un pagliaio, ma in altre occasioni la videosorveglianza ha dato i suoi frutti. Si cercano anche registrazioni di telecamere private, ma nella zona di Cirvoi sono davvero poche se non zero. Molto gli investigatori si aspettano dagli esami di laboratorio di quanto sequestrato in casa Buso: i bicchieri dai quali i due rapinatori hanno bevuto l’acqua offerta dalla loro vittima.


La 65enne ha aperto loro tranquillamente, li ha ospitati per ristorarli un po’, prima di ritrovarsi lo scotch sul viso a tapparle la bocca e legata mani e piedi sul letto di casa. «Mi hanno raccontato di essere venuti a piedi da Belluno fino a Cirvoi e che avrebbero dovuto proseguire fino in Nevegal, dove avrebbero dovuto partecipare a una festa. Loro si sono fermati a casa mia, perchè mi hanno detto di conoscere una persona che io ho ospitato qui per un po’ di tempo e mi sono fidata, quindi mi hanno anche raccontato che a Cirvoi stavano attendendo un’auto che sarebbe venuti a prenderli per portarli in Nevegal. Così tanti particolari che mi sono fidata di quel che mi dicevano e li ho fatti entrare, erano così strafumati... Poi però è successo quello che è successo. Mai mi sarei aspettata una cosa del genere». La descrizione fornita agli inquirenti della squadra mobile della questura diretta da Maurizio Miscioscia è appunto quella di due “ragazzi”: «Avranno avuto 18-19 anni» continua Alba Buso che precisa: «Uno dei due, quello alto, aveva la barba incolta, l’altro era proprio piccolo di età, almeno mi sembrava così».


Due persone che si esprimevano in italiano, anche se alla fine qualche parola straniera se la sono fatta scappare. La donna non li aveva mai visto in vita sua prima di sabato scorso. Anche nei dintorni di Cirvoi non pare ci siano testimoni di qualche fuga o abitanti che abbiano visto persone sconosciute aggirarsi nelle vie: «Non li hanno visti, non mi hanno detto che ci siano testimoni», continua la donna. «C’era la festa all’inizio del paese, magari non hanno notato gente strana e non hanno fatto caso se siano venuti in macchina o a piedi».


In procura, intanto, è stato aperto un fascicolo di indagine per rapina, contro ignoti: l’inchiesta è sul tavolo del sostituto procuratore Marco Faion, che non si sbottona. Gli accertamenti continuano, si limitano a spiegare gli investigatori, che hanno raccolto il raccoglibile nell’abitazione di Alba Buso e ogni dettaglio fornito dalla vittima della rapina.


Oltre all’acquisizione delle registrazioni delle telecamere comunali sparse dalla rotonda in cima al ponte Baley verso Castion, si cercano anche registrazioni di privati.


La Mobile si aspetta anche che qualcosa venga fuori dall’esame dell’eventuale Dna che potrebbe essere sui due bicchieri e varie impronte da inserire nel database nazionale.


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